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Rilevati 5 segnali radio veloci provenienti da 5 galassie diverse

This artist’s impression shows the magnetar in the very rich and young star cluster Westerlund 1. This remarkable cluster contains hundreds of very massive stars, some shining with a brilliance of almost one million suns. European astronomers have for the first time demonstrated that this magnetar — an unusual type of neutron star with an extremely strong magnetic field — probably was formed as part of a binary star system. The discovery of the magnetar’s former companion elsewhere in the cluster helps solve the mystery of how a star that started off so massive could become a magnetar, rather than collapse into a black hole.

I nuovi dati forniti dal Telescopio Spaziale Hubble hanno portato ulteriori prove per spiegare l’origine misteriosa dei segnali radio veloci, o Fast Radio Bursts (FRBs). Grazie alle osservazioni prolungate del telescopio spaziale sono stati rintracciati 5 nuovi segnali provenienti dai bracci di 5 diverse galassie a spirale.

L’osservazione di questi segnali radio veloci non è inusuale; gli astronomi infatti stimano che nell’universo ne vengano emessi circa 5000 al giorno. La grande difficoltà sta nel riuscire a rilevarli e, soprattutto, a capirne l’origine. Questa difficoltà risiede nel fatto che questi lampi radio veloci sono effettivamente molto veloci: sono rilevabili in un lasso di tempo brevissimo, nell’ordine dei millesimi di secondo.

Fino ad oggi ne sono già stati rilevati circa 1000, ma non si è ancora riusciti a capire l’origine. Devono essere segnali radio estremamente potenti per essere rilevati a così grande distanza e quindi devono essere creati da qualche fenomeno che gli studiosi non sono ancora riusciti a individuare con certezza.

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I punti di origine dei segnali radio veloci in 4 differenti galassie. Credits: NASA

Cosa sono i segnali radio veloci

Abbiamo detto che i segnali radio veloci, FRBs in inglese, sono dei veri e propri lampi radio difficili da rilevare e con un’origine ancora non chiarita. Solitamente provengono da galassie molto lontane, ma ne sono stati osservati anche nella Via Lattea.

La scoperta di questi fenomeni risale al 2001, grazie all’osservatorio radio di Parkes. Ne sono stati osservati molti durante questi anni, ma siamo stati in grado di associarne solamente 15 a specifiche galassie. Alcuni di loro possono presentare un’emissione ripetuta, ovvero lo stesso segnale, proveniente dalla stessa origine, rilevato più volte in un determinato lasso di tempo.

Grazie a questi nuovi dati il team di studiosi è riuscito a diradare la nebbia attorno all’origine dei FRBs. Le origini delle 5 nuove rilevazioni di Hubble sono tutte situate ai margini delle galassie dove è difficile che siano presenti buchi neri, primi sospettati per le emissioni di segnali radio veloci. Inoltre esse non provengono da regioni piene di stelle massicce, quindi la provenienza non può nemmeno essere associata ad esplosioni di supernovae. Gli studiosi escludono anche le fusioni di stelle di neutroni come sorgente dei segnali radio veloci in quanto troppo rare nell’universo.

“Queste sono le prime immagini ad alta risoluzione di un gruppo di FRBs e Hubble ha rilevato che tutte e 5 sono localizzate dentro o vicino ai bracci di galassie a spirale”

Alexandra Mannings, Autrice principale dello studio, University of California
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Render di una magnetar. Credits: ESA

L’origine di questi lampi radio

Le nuove osservazioni di Hubble confermano l’ipotesi più accreditata, ovvero che l’origine di questi lampi siano le magnetar. Questa teoria si era imposta lo scorso anno grazie alle osservazioni di segnali radio veloci provenienti da una zona della Via Lattea dove è presente una magnetar nota.

Le magnetar sono giovani stelle di neutroni con potenti campi magnetici che le circondano. Sono definiti “i magneti dell’universo”, in quanto il loro campo magnetico è miliardi di volte più potente di quello terrestre, 10 trilioni di volte (1 seguito da 19 zeri) più potente della calamita attaccata sul frigo.

La densità di questi corpi celesti è tale che un cucchiaino della loro materia, sulla Terra peserebbe come 170 milioni di elefanti. È a causa del decadimento di queste stelle e del loro potentissimo campo magnetico che si ipotizza nascano le potenti emissioni elettromagnetiche, che riusciamo a rilevare anche qui sulla Terra.

Nonostante l’entusiasmo per le nuove scoperte, i ricercatori affermano di aver bisogno di ulteriori osservazioni per sviluppare un quadro più definitivo di questi misteriosi lampi radio e, soprattutto, scoprirne l’origine.

“Individuare degli eventi così specifici e localizzati è un grande pezzo del puzzle, un pezzo unico se comparato con quanto osservato in precedenza. Questo è il contributo unico di Hubble”.

Wen-fai Fong, member of the team, Northwestern University