Questa sonda sta per compiere 50 anni | Dopo la perdita delle comunicazioni l’hanno abbandonata al suo destino, ma si sta autoriparando

KASA e NASA, accordo epocale siglato | Maggiore cooperazione e lancio di una sonda per l'osservazione del Sole (foto Pixabay) - www.aerospacecue.it
Un viaggio lungo mezzo secolo: la sorprendente resilienza di una sonda abbandonata dopo la perdita delle comunicazioni.
Le sonde spaziali rappresentano uno dei traguardi più significativi dell’esplorazione scientifica. Progettate per viaggiare nello spazio profondo, queste sofisticate macchine sono in grado di raccogliere dati preziosi su pianeti, lune e altri corpi celesti.
Ogni sonda è dotata di strumenti avanzati, come telecamere, spettrometri e sensori, per studiare vari aspetti dell’ambiente spaziale. A differenza dei veicoli spaziali con equipaggio, le sonde possono operare in condizioni estreme e viaggiare per anni senza bisogno di ritorno.
Un aspetto affascinante delle sonde è la loro capacità di funzionare autonomamente. Alcune, dopo aver completato le loro missioni primarie, continuano a inviare dati utili o a raccogliere informazioni su fenomeni spaziali inattesi.
Le sonde, purtroppo, possono anche affrontare sfide significative. La perdita di comunicazione, il guasto degli strumenti o l’usura possono portare a situazioni in cui sembrano essere abbandonate.
La missione di Voyager 1
La leggendaria sonda Voyager 1, l’oggetto umano più distante nello spazio, sta affrontando una nuova sfida nel suo lungo viaggio attraverso il vuoto interstellare. Recentemente, gli ingegneri della NASA hanno riscontrato un problema critico: i propulsori della sonda, essenziali per mantenere il suo orientamento verso la Terra, stavano cominciando a fallire. Senza una correzione tempestiva, Voyager 1 avrebbe rischiato di perdere il contatto con noi, vagando alla deriva nel cosmo.
Lanciata nel 1977, Voyager 1 ha esplorato i pianeti più lontani del nostro sistema solare ed è ora oltre l’influenza del Sole. Tuttavia, dopo 47 anni di operatività, i segni dell’età si fanno sentire. Con il suo alimentatore nucleare che si sta esaurendo e i sistemi operativi sempre più al limite, il rischio di guasti improvvisi è elevato. Già nel 2002, la sonda aveva cambiato il set di propulsori, e nel 2018 era stata costretta a passare a un altro sistema. Purtroppo, anche questo ultimo sistema stava iniziando a intasarsi a causa del deterioramento del carburante.

Soluzioni creative e resilienza
Per affrontare il problema, gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory (JPL) hanno optato per una soluzione creativa: riattivare uno dei vecchi sistemi di propulsione, che era rimasto inattivo e congelato per anni. La strategia consisteva nel riscaldare il sistema per un’ora, e il 27 agosto 2024, Voyager 1 è riuscita a riorientarsi verso la Terra per la prima volta in sei anni, segnando un importante traguardo nella sua missione.
Questa non è la prima volta che Voyager 1 richiede riparazioni creative. A giugno, infatti, i tecnici avevano risolto un altro problema legato alla trasmissione dei dati. Nonostante la sua età veneranda, la missione della sonda dovrebbe continuare fino al 2027, in occasione del 50° anniversario del suo lancio. Questo dimostra ancora una volta l’incredibile resilienza della Voyager, che ci ha rivelato segreti straordinari sul nostro sistema solare e oltre.