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Universo, la scoperta riscrive tutte le teorie date per buone fino ad ora | Questa non è la data di formazione: scienziati impietriti

I segreti dell'Universo

Una scoperta incredibile nell'Universo (Canva/Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Quanto è emerso ha davvero dell’incredibile. Una scoperta destinata a cambiare diametralmente il modo di studiare e comprendere l’evoluzione dell’Universo

L’Universo è sempre capace di riservare sorprese a dir poco incredibili, che emergono periodicamente nel corso delle missioni d’osservazione dirette verso il cosmo e che, puntualmente, si dimostrano in grado di rimescolare tutte le conoscenze precedentemente assorbite.

Basandosi sui dati raccolti durante le osservazioni è stato notato che la velocità d’espansione mantenuta dall’Universo sia contraddistinta da una rapidità nettamente più elevata rispetto a quanto previsto dai modelli forniti a riguardo.

Le informazioni che abbiamo riguardo alle reali misure dell’Universo ci raccontano di come il raggio potenzialmente osservabile dall’essere umano sia di 46 miliardi di anni luce circa. Ed è stato possibile comprenderlo attraverso un preciso calcolo basato sulla teoria della relatività.

E le stime sono state in grado di dimostrare che, potenzialmente, in futuro l’essere umano possa avere l’accesso ad un diametro universale pari a 93 miliardi di anni luce. Pensate al numero monstre di imprevedibili elementi che l’Universo nasconde.

L’ipotesi avanzata dagli esperti

Uno studio recentemente pubblicato su Nature Astronomy definisce la possibilità che l’acqua sia comparsa nell’Universo molto prima di quanto ipotizzato sino ad ora, indicando come datazione ipotetica già 100 o 200 milioni di anni dopo rispetto al Big Bang. Gli esperti sono sempre rimasti affascinati dall’origine dell’acqua nell’Universo, non riuscendo a stabilire con certezza il preciso periodo della sua comparsa a causa della sua composizione di atomi, quali idrogeno e ossigeno, che presenterebbero periodi di formazioni differenti.

L’autore dello studio Daniel Whalen, assieme ai suoi colleghi della britannica Portsmouth University, ha proceduto con una simulazione attraverso il computer, che prevedeva la messa al centro del comportamento di due differenti stelle primordiali nelle condizioni che l’Universo presentava al momento della sua origine. Combinando i risultati dell’esperimento con i dati precedentemente ottenuti grazie alle osservazioni effettuate con il James Webb Space Telescope è stato possibile risalire proprio alla composizione delle prime stelle, che presentavano temperature insostenibili ed erano in grado di bruciare velocemente, non lasciando più tracce della loro presenza. Ma c’è di più, perché gli elementi di cui erano fondamentalmente composte, pare fossero proprio l’idrogeno e l’elio.

Acqua nell'Universo
Acqua nell’Universo (Pixabay foto) – www.aerospacecue.it

La reale data di formazione

Successivamente i ricercatori si sono concentrati sull’approfondimento dei residui prodotti dalle esplosioni delle due stelle, raggiungendo un risultato decisamente sorprendente. Pare, infatti, che le potenzialità perché si originasse acqua fossero concrete già dopo 100 milioni di anni dal Big Bang. I risvolti hanno portato a suggerire che i gas si sarebbero potuti espandere, raffreddandosi, e a questo punto l’ossigeno avrebbe completato il proprio legame con l’idrogeno molecolare, formatosi conseguentemente all’esplosione della supernova.

La formazione sarebbe successivamente avvenuta all’interno di grumi di materiale, i medesimi che avrebbero rappresentato i principali siti di formazione per stelle e pianeti che si sarebbero sviluppati seguentemente. I ricercatori affermano che le simulazioni effettuate indicano come l’acqua fosse presente nelle galassie primordiali, perché la stessa si sarebbe precedentemente formata proprio dentro i grumi. La possibilità è che uno degli aspetti fondamentali strettamente collegati all’abitabilità di un ambiente per i viventi fosse disponibile svariati milioni di anni prima rispetto a quanto ipotizzato.