Nuove scoperte su segnali di vita aliena nei gas: la ricerca si concentra sui pianeti Hycean

Illustrazione di uno scontro tra pianeti (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Segnali di vita aliena arrivano dai pianeti tramite il gas. La ricerca si concentra solo sul alcuni pianeti.
Gli scienziati hanno identificato un nuovo metodo promettente per rilevare la vita su pianeti lontani, basato su mondi che non assomigliano affatto alla Terra e su gas raramente considerati nella ricerca di forme di vita extraterrestri. In un recente studio pubblicato su Astrophysical Journal Letters, i ricercatori dell’Università della California, Riverside, descrivono questi gas, che potrebbero essere individuati nelle atmosfere degli esopianeti — pianeti al di fuori del nostro sistema solare — grazie al telescopio spaziale James Webb (JWST).
Questi gas, chiamati alogenuri metilici, sono composti da un gruppo metilico (un atomo di carbonio e tre di idrogeno) legato a un atomo di alogeno come cloro o bromo. Sulla Terra, gli alogenuri metilici sono prodotti principalmente da batteri, alghe marine, funghi e alcune piante. Uno degli aspetti chiave della ricerca è che gli esopianeti simili alla Terra sono troppo piccoli e poco luminosi per essere osservati con il JWST, il più grande telescopio attualmente nello spazio.
Per questo motivo, gli scienziati suggeriscono di concentrarsi su pianeti più grandi che orbitano attorno a stelle nane rosse, caratterizzati da vasti oceani globali e spesse atmosfere di idrogeno, noti come pianeti Hycean. Sebbene questi mondi non siano abitabili per gli esseri umani, potrebbero ospitare forme di vita microbica.
Secondo Eddie Schwieterman, astrobiologo e coautore dello studio, i pianeti Hycean offrono un segnale molto più chiaro rispetto ai pianeti simili alla Terra, dove il rumore atmosferico e i limiti del telescopio rendono difficile l’individuazione di biosignature. Michaela Leung, prima autrice dell’articolo, spiega che l’ossigeno è attualmente difficile o impossibile da rilevare su un pianeta simile alla Terra, mentre gli alogenuri metilici su mondi Hycean rappresentano un’opportunità unica per la rilevazione con la tecnologia attuale.
Quali gas si analizzano
Inoltre, trovare questi gas potrebbe essere più semplice rispetto ad altre biosignature come il metano o l’ossigeno: il JWST potrebbe individuarli in appena 13 ore, riducendo significativamente il tempo (e quindi il costo) necessario per le osservazioni. Anche se sulla Terra gli alogenuri metilici sono presenti solo in basse concentrazioni, nei pianeti Hycean, con una composizione atmosferica molto diversa e una stella ospite differente, potrebbero accumularsi in quantità rilevabili persino da distanze di anni luce.
Schwieterman sottolinea che le eventuali forme di vita su questi pianeti sarebbero anaerobiche e adattate a condizioni ambientali molto diverse da quelle terrestri, ma la produzione di questi gas potrebbe essere una traccia del loro metabolismo. Lo studio si basa su ricerche precedenti riguardanti altri gas con potenziale valore come biosignature, tra cui il dimetil solfuro. Tuttavia, gli alogenuri metilici si distinguono per la loro forte capacità di assorbire la luce infrarossa e la possibilità di accumularsi in alte concentrazioni in un’atmosfera dominata dall’idrogeno.
L’uso del James Webb
Attualmente, il telescopio James Webb è lo strumento migliore per questa ricerca, ma in futuro missioni come il progetto europeo LIFE, previsto per gli anni 2040, potrebbero rendere ancora più facile la rilevazione di questi gas. Se LIFE riuscisse a individuare alogenuri metilici su più pianeti, potrebbe suggerire che la vita microbica sia diffusa nell’universo, cambiando radicalmente la nostra comprensione della sua distribuzione e delle condizioni necessarie per la sua origine.
I ricercatori intendono ampliare lo studio su altri tipi di pianeti e gas, conducendo anche misurazioni in ambienti estremi terrestri, come il Mar Salton, che sembra produrre gas alogenati come il cloroformio. L’obiettivo è capire quali altre firme chimiche potrebbero essere comuni altrove nell’universo. Nonostante i progressi nelle tecniche di rilevamento, il campionamento diretto delle atmosfere degli esopianeti rimane al di fuori delle capacità attuali. Tuttavia, con l’avanzare della tecnologia dei telescopi e della ricerca sugli esopianeti, potremmo avvicinarci sempre di più a rispondere a una delle domande più grandi dell’umanità: Siamo soli nell’universo?