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Una rocca mediorientale nel cuore dell’Emilia | All’interno i segreti di rimedi medicamentosi che ispirarono romanzieri dell’800

L'incredibile struttura (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

L'incredibile struttura (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Tra le colline bolognesi spunta una rocca fiabesca dallo stile mediorientale, custode di antichi rimedi elettromeopatici.

C’è un posto, sulle colline dell’Emilia, che a prima vista ti fa strabuzzare gli occhi. Non tanto per la grandezza o per la posizione panoramica – che comunque non mancano – ma perché sembra uscito da una fiaba araba. Torrette affilate, cupole tondeggianti, linee sinuose che parlano di deserti e miraggi… e invece sei a due passi da Bologna. Strano, no?

Ma a pensarci bene, alcuni luoghi fanno questo effetto: non si lasciano incasellare. Sono un po’ di qua e un po’ di là, come se avessero viaggiato nel tempo e nello spazio per finire dove meno te lo aspetti. Posti intrisi di storie e visioni, che non si accontentano di essere belli da vedere ma ti fanno venire voglia di sapere cosa c’è dietro, o meglio, dentro.

Poi c’è il percorso per arrivarci, che fa parte del fascino. Si parte camminando, respirando aria pulita e lasciando il traffico alle spalle. È un cammino lento ma pieno, dove ogni passo aggiunge un tassello alla curiosità. Sali, sudi un po’, ma sai che lassù ti aspetta qualcosa di diverso.

E intanto ti domandi chi abbia avuto l’idea di costruire una cosa del genere proprio lì. Un visionario? Un eccentrico? Un sognatore con troppo tempo libero? In realtà – e qui ci arriviamo – la storia è molto più interessante di quanto ci si aspetterebbe.

Una fortezza da mille e una notte

Come riporta Goodtrekking.it, da Riola, un piccolo borgo tagliato dalla strada statale Porrettana, si risale dolcemente verso un’altura. E dopo un chilometro e mezzo o poco più… eccola: la Rocchetta Mattei. Un mix pazzesco di architetture, una specie di castello delle meraviglie nato dall’idea di Cesare Mattei, un uomo decisamente fuori dal comune.

Nel 1850, Mattei si innamora di quei ruderi medievali e decide che lì sorgerà la sua dimora. Ma non una qualsiasi. Moresco, gotico, romanico, rinascimentale… lui li prende tutti e li mette insieme, come se stesse dipingendo un sogno. La struttura cresce, cambia, si trasforma insieme a lui e agli eredi che ne portano avanti la visione. Una creatura architettonica viva, quasi respirasse. Ma c’è di più.

I fantastici interni (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
I fantastici interni (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Una medicina strana e un’eco tra le pagine

Mattei non era solo un nobile con gusti bizzarri. Si definiva medico – ok, autodidatta – e creò una disciplina terapeutica tutta sua: l’elettromeopatia. Una specie di evoluzione dell’omeopatia, ma con dentro qualcosa che ha a che fare con l’elettricità.

La Rocchetta diventò quindi un centro operativo: ci si curava, si producevano i rimedi, si spedivano ovunque. E pensare che, grazie a lui, arrivò fin qui anche la ferrovia Porrettana. E se tutto questo sembra già incredibile, sappi che Dostoevskij lo cita ne “I fratelli Karamazov”. Proprio lui, il grande russo. La verità è che Mattei e il suo castello incuriosivano anche i grandi scrittori.