Le striature di Marte sono il frutto del vento e non dell’acqua: lo studio pubblicato su Nature

Il mistero di Marte, ecco lo studio di Nature (Freepik Foto) - www.aerospacecue.it
Lo spazio ha da sempre rappresentato una frontiera affascinante per l’umanità, un luogo lontano e misterioso.
Osservarlo significa guardare indietro nel tempo, ma anche proiettarsi verso il futuro. Ogni stella, ogni pianeta, ogni galassia porta con sé un frammento di storia cosmica che può raccontarci molto non solo sull’universo, ma anche sulle origini della vita sulla Terra.
Nel corso dei decenni, l’esplorazione spaziale ha fatto passi da gigante. Dai primi satelliti lanciati in orbita alle missioni interplanetarie più complesse, la tecnologia ha permesso all’uomo di avvicinarsi a mondi che un tempo potevamo solo sognare. E con ogni nuova scoperta, la curiosità scientifica si rinnova, alimentando nuove domande e ipotesi.
Uno degli obiettivi principali della ricerca astrobiologica è la comprensione delle condizioni necessarie perché la vita possa svilupparsi. Ma per farlo, è fondamentale studiare anche ciò che la vita sembra escludere: ambienti estremi, pianeti aridi, fenomeni anomali. In questo contesto, Marte ha sempre rappresentato un enigma affascinante.
Il Pianeta Rosso, con la sua superficie segnata da canyon, vulcani spenti e distese polverose, è stato per lungo tempo al centro di speculazioni su acqua, atmosfera e possibile vita. Ma non tutto è come sembra, e la scienza, a volte, ci sorprende con risposte inaspettate.
Cosa rivelano davvero quelle strisce scure
Uno studio pubblicato il 19 maggio 2025 sulla prestigiosa rivista Nature Communications, riportato anche da Space.com, ha messo in discussione un’ipotesi sostenuta per anni: che alcune striature scure osservate su Marte fossero dovute alla presenza di acqua salmastra liquida. Queste striature, note come slope streaks e recurring slope lineae, sono state identificate fin dagli anni ’70 dalle missioni Viking della NASA, e per lungo tempo sono state considerate possibili indicatori di acqua attiva sulla superficie marziana.
Il nuovo studio, condotto da un team internazionale guidato da Adomas Valantinas (Brown University), ha utilizzato un approccio basato su big data e intelligenza artificiale. Analizzando oltre 86.000 immagini satellitari ad alta risoluzione, i ricercatori hanno costruito la prima mappa globale di oltre 500.000 slope streaks, correlando la loro presenza con fattori come vento, polvere, temperatura e attività geologica. Il risultato? Queste striature sono molto più comuni in aree caratterizzate da forti venti e non mostrano correlazioni significative con condizioni compatibili con la presenza di acqua.
La forza del vento e della polvere
La nuova interpretazione propone che le striature siano il risultato di valanghe di polvere secca che scivolano lungo pendii ripidi, innescate da fenomeni naturali come l’impatto di meteoriti, i dust devil (vortici di polvere) o piccoli smottamenti del terreno. In particolare, le slope streaks tendono a formarsi nei pressi di crateri recenti, dove l’energia dell’impatto scuote la polvere e la fa precipitare lungo i versanti.
Questa lettura ribalta la prospettiva su uno dei fenomeni più misteriosi di Marte. Se prima si pensava che le striature potessero essere segni attuali di attività acquatica, oggi si rafforza l’idea che si tratti di processi totalmente asciutti, influenzati principalmente da condizioni atmosferiche e geologiche. Un’interpretazione più coerente con l’attuale aridità del pianeta, ma non meno affascinante dal punto di vista scientifico.