Home » Una nuova scoperta stravolge le convinzioni su Venere | L’operazione “Veritas” è partita: anelli infuocati dicono che non è morto

Una nuova scoperta stravolge le convinzioni su Venere | L’operazione “Veritas” è partita: anelli infuocati dicono che non è morto

Il pianeta Venere (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Il pianeta Venere (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

La superficie di Venere potrebbe non essere così immobile: nuovi indizi mettono in discussione decenni di certezze.

Per anni, anzi decenni, si è dato per scontato che Venere fosse una specie di pietra cosmica addormentata. Un mondo roccioso sì, ma geologicamente spento, senza più slanci, privo di quei sommovimenti interni che invece rendono la Terra così viva. L’idea che potesse esserci ancora qualcosa in corso là sotto sembrava, beh, quasi fantascienza.

Eppure, nonostante questa convinzione radicata, il pianeta ha continuato ad attirare l’attenzione degli scienziati. Sarà per le sue somiglianze con la Terra — dimensioni quasi identiche, massa comparabile — o forse perché è così vicino, così… misterioso. Ma anche se dall’esterno sembra promettere qualcosa, finora la sua superficie arroventata e le nubi velenose ci hanno raccontato solo di un inferno statico.

La verità è che per molto tempo ci siamo accontentati delle apparenze. O forse dei dati — va detto, un po’ datati — che ci avevano convinto di avere capito tutto. Ma mentre sulla Terra osserviamo ogni giorno faglie che si spaccano, vulcani che eruttano e continenti che si spostano, Venere sembrava immobile, congelata in una specie di stasi eterna.

Ora però qualcosa è cambiato. O meglio, ci siamo accorti che forse avevamo letto male alcune tracce. Dati già in nostro possesso, già archiviati. Una seconda occhiata — più attenta, più moderna — ha fatto emergere segni che potrebbero riscrivere la storia del pianeta. E tutto parte da strane forme circolari, presenti sulla sua superficie.

Cosa dicono davvero quei cerchi su Venere

Un gruppo di ricercatori — guidato da Anna Gülcher, Università di Berna, e Gael Cascioli, NASA Goddard/UMBC — ha rimesso mano alle immagini radar raccolte dalla sonda Magellan negli anni ’90. Sì, proprio quelle. Concentrandosi su 75 strutture chiamate “coronae” (sono come dei grandi anelli geologici), hanno trovato qualcosa di sorprendente: più di 50 mostrano anomalie gravitazionali molto particolari.

Utilizzando modelli matematici avanzati, i ricercatori hanno confrontato i dati con le mappe di gravità e altitudine. Il risultato? Pare che dal mantello venusiano stia risalendo materiale caldo, più leggero, che deforma la crosta. Attorno a queste coronae si notano depressioni, dislivelli, rilievi… insomma, movimenti reali. Qualcosa di simile alla subduzione terrestre, ma con geometrie diverse, più circolari. Un po’ come se stessimo guardando un “Anello di Fuoco” chiuso, tutto attorno a questi misteriosi cerchi.

Illustrazione della struttura di Venere (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Illustrazione della struttura di Venere (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

L’aiuto in arrivo dalla missione Veritas

Tutto questo, però, si basa su vecchi dati, come riporta sempre Libero Tecnologia. I ricercatori lo sanno bene. È per questo che la missione Veritas della NASA — in partenza tra non molto — è vista come il prossimo passo decisivo. Le sue rilevazioni saranno molto più precise, sia per quanto riguarda la topografia che il campo gravitazionale. E potranno dirci se quella scoperta è solo l’inizio o la punta dell’iceberg… ops, vulcano.

Se si confermerà che Venere è ancora geologicamente attivo, la faccenda si farà davvero interessante. Vorrebbe dire che due pianeti quasi gemelli hanno seguito strade completamente diverse. E questo ci aiuterebbe, magari, a capire meglio anche gli esopianeti rocciosi là fuori, sparsi per la galassia.