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Analisi spettroscopica: identificata una nova fuori dalla Via Lattea con una temperatura senza precedenti

Nova ricorrente

Nova ricorrente (INAF foto) - www.aerospacecue.it

Rilevamenti condotti sull’approfondimento delle novae hanno permesso di identificarne una dalle caratteristiche mai osservate prima d’ora

Le esplosioni di nova sono fenomeni che si verificano all’interno di sistemi stellari binari, quando una nana bianca consuma il materiale stellare dalla sua compagna sino a che l’atmosfera esterna della stella raggiunge temperature elevate a tal punto da poter innescare un’eruzione.

La maggior parte delle novae sino ad ora scoperte ed osservate hanno manifestato un’attività eruttiva esclusivamente in un’occasione, ma altre, classificate per l’appunto come novae ricorrenti, sono state scoperte a compiere tale manifestazione più di una volta. Generalmente il periodo che trascorre tra due eruzioni varia da un anno, sino a raggiungere svariati decenni.

Le novae ricorrenti osservate nella Via Lattea sono state circa una decina. Si tratta, infatti, di un fenomeno prettamente caratterizzante degli ambienti extragalattici, ossia che vengono al di fuori della galassia che abitiamo.

Lo studio delle novae ricorrenti, specie per quanto concerne quelle presenti fuori dalla nostra galassia, è fondamentale dal punto di vista degli astronomi, al fine di apprendere un numero di informazioni e dettagli sempre maggiori riguardanti i differenti ambienti del cosmo e l’influenza che gli stessi esercitano sull’eruzione delle novae.

Uno tra i più significativi esempi

LMC 1968-12a, conosciuta semplicemente come (LMC68), detiene il primato come prima nova ricorrente ad esser stata individuata al largo della Via Lattea. La sua osservazione, infatti, è avvenuta all’interno della Grande Nube di Magellano ed è staro rilevato che la nova presenta una scala temporale di circa quattro anni. Ciò vuol dire che le eruzioni avvengono ogni quadriennio, facendo registrare il terzo tempo più breve tra le novae. La stessa è composta da un sistema binario, formato da una nana bianca e da una subgigante rossa.

L’osservazione delle eruzioni prosegue regolarmente dal 1990 e la più recente risale all’agosto 2024, catturata grazie al lavoro del Neil Gehrels Swift Observatory, che si concentra sulla nova in corrispondenza delle ipotesi che gli astronomi avanzano, proprio in base alla ormai nota scala temporale di eruzioni. Dopo alcuni giorni di distanza dall’esplosione iniziale, l’impiego del telescopio Magellan Baade del Carnegie Institution e del Gemini South hanno permesso di condurre osservazioni di follow-up.

Gemini South
Osservatorio Gemini (Gemini Observatory foto) – www.aerospacecue.it

Un rilevamento scioccante

L’impiego della spettroscopia ha permesso di osservare attentamente la luce dell’infrarosso sito nelle vicinanze di LMC68. In questo modo è stato possibile studiare la fase della nova durante la quale gli elementi risultano essere altamente energizzati e si trovano in una fase ultra-calda. Si è trattato della prima osservazione spettroscopica mai avvenuta riguardante l’infrarosso di una nova extragalattica ricorrente. Lo strumento FLAMINGOS-2 della Gemini South ha permesso, nonostante il rapido affievolimento della luce, di catturare un segnale di atomi di silicio ionizzati.

Il precedente spettro di Magellan possedeva una brillantezza ben 95 volte superiore rispetto alla luce emessa dalla nostra stella madre, il Sole, sommata all’interezza delle sue lunghezze d’onda. L’osservazione di Gemini della linea a giorni di distanza dall’emissione portò ad una scoperta inattesa; nonostante il segnale apparisse ormai del tutto svanito, il silicio ancora dominava lo spettro. L’astronomo emerito del NOIRLab Tom Geballe ha spiegato che quando il materiale brilla ad una luminosità quasi 100 volte superiore a quella solare, presenta dei connotati unici e scioccanti.