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Volevano trovare gli alieni, ma si sono ritrovati dinanzi ad un altro Pianeta | È una Terra gigantesca

Alieno

Caccia agli alieni (Canva-Shutterstock) - www.aerospacecue.it

La caccia agli alieni continua ad affascinare. Ma le osservazioni possono condurre a risultati ben diversi ed inattesi. Cosa è venuto alla luce?

Tra le questioni di maggiore interesse e fascino nei confronti della comunità scientifico-astronomica figura sicuramente la ricerca della vita extraterrestre. La presenza di alieni, esseri viventi che popolano le altre aree del Cosmo, magari osservandoci dall’alto.

L’idea di fondo sostenuta da chi condivide e porta avanti questa possibilità è proprio l’esistenza di un Universo vasto a tal punto da essere popolato da forme di vita, differenti rispetto all’essere umano, a noi ancora sconosciute.

Gli scienziati sono, ormai già da diverse annate, impegnati nella ricerca di forme extraterrestri, attraverso l’impiego di telescopi o radiotelescopi che siano in grado di captare segnali o individuare elementi potenzialmente riconducibili ad una simile ipotesi.

Pensate, per esempio, al progetto SETI, acronimo di Search for Extraterrestrial Intelligence, che si occupa dell’analisi di ogni segnale radio proveniente dallo spazio profondo, sostenuto da organizzazioni scientifiche di particolare blasone internazionale.

Tra le scoperte più imprevedibili

Il lavoro degli scienziati ha portato alla scoperta di una super-Terra, sino ad ora totalmente inedita, che compie la propria orbita all’interno della zona abitabile del cosmo. Il rilevamento è avvenuto nel merito della ricerca di pianeti che presentino caratteristiche analoghe a quelle della Terra, e che risultino, perciò, potenzialmente abitabili.

Protagonisti della ricerca un team di scienziati internazionali guidati dall’Osservatorio dello Yunnan del CAS, che ha impiegato una tecnica del tutto inedita al fine di scovare la presenza di questi mondi, nota con l’acronimo TTV (corrispondente a Transit Timing Variation), che individua i cambiamenti nelle tempistiche di transito auspicate relativamente agli esopianeti; ciò significa che, in presenza di un inusuale cambiamento, aumenterebbe la probabile presenza di ulteriori pianeti all’interno del sistema, apparentemente invisibili. Per questo la tecnica ha da sempre dimostrato la sua efficacia nell’ambito del rilevamento di corpi di dimensioni inferiori, altrimenti impossibili da scovare.

Kepler 725c
Illustrazione di Kepler 725c (Astrobiology Web foto) – www.aerospacecue.it

Un metodo alternativo

Parlando dell’applicazione di tale tecnica sul campo, l’analisi dei segnali TTV del gigante gassoso Kepler-725b ha permetto il rilevamento di un “gemello”, poi denominato Kepler-725c. Gli scienziati hanno esposto questa scoperta alla comunità all’interno di un nuovo studio, poi pubblicato su Nature Astronomy, spiegando come l’efficacia sortita dalla tecnica potrebbe consentire di cacciare e scovare anche il pianeta gemello della Terra. Il corpo planetario rinvenuto possiede una massa superiore di circa 10 volte rispetto a quella della Terra e si situa nella zona abitabile di una stella simile per caratteristiche al Sole, all’interno della Costellazione della Lira.

Gli studiosi, ormai da diversi decenni, si sono affidati a tecniche alternative nell’ambito dell’individuazione degli esopianeti; il metodo di transito ne è un perfetto esempio, poiché grazie all’impiego dello stesso è possibile osservare l’attenuamento della luce di una stella madre nel momento in cui un determinato pianeta le orbita dinnanzi. Ma anche le osservazioni delle velocità radiali, consistenti nell’oscillazione della stella nel corso dell’interazione con l’attrazione gravitazionale di un pianeta in orbita, è stata in grado di sortire effetti positivi, come riportato sulle colonne del The Sun.