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La Sardegna non è solo mare | Qui ti immergi nel selvaggio West: entri a far parte dei film del passato

Illustrazione di una città western (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Illustrazione di una città western (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

In Sardegna c’è un villaggio dove il tempo si è fermato, l’aria sa di Far West e ogni angolo sembra uscito da un vecchio film.

Chi pensa che la Sardegna sia solo spiagge bianche e acque limpide, dovrebbe fermarsi un attimo e guardare un po’ più in là. Non serve nemmeno andare troppo lontano dalla costa. Basta svoltare un angolo, magari mentre si cerca un posto tranquillo dove mangiare, e ritrovarsi – quasi senza accorgersene – in un posto che sembra appartenere a tutt’altra storia.

Non è solo una questione di paesaggio. Qui l’aria cambia, sembra più densa, come se portasse con sé polvere, sole a picco e… non so, una certa quiete sospetta. Quelle strade sterrate, le case basse e un po’ sgarrupate (in senso buono eh), hanno qualcosa che ti mette in testa un déjà-vu. Tipo: “Aspetta, ma io questo l’ho già visto da qualche parte…”. E in effetti, è così. O forse no. O meglio, ci assomiglia un sacco.

Non c’è nessun effetto speciale, niente comparse, nessun regista dietro l’angolo. Eppure camminando in mezzo a queste vie, sembra davvero che possa uscire uno sceriffo da una porta, o che da un tetto parta uno sparo. È surreale. Una scenografia che non è stata montata – è proprio lì da sempre, ferma, immobile, come se aspettasse il prossimo ciak. O il prossimo curioso.

E il bello è che tutto questo non è frutto di un progetto, di un parco a tema o di un allestimento. No. È autentico. Un piccolo mondo parallelo, che vive in silenzio, con le sue regole e i suoi ritmi. Solo più avanti si capisce dove siamo davvero.

Tra fiction e devozione, tutto in un solo luogo

Nel 1967 anche la RAI si accorse della magia del posto e gli dedicò un documentario. Immagini in bianco e nero, voci fuori campo, e tutto quel mix un po’ strano tra spiritualità rurale e cinema d’altri tempi. Un luogo dove la fede si mescola ai cavalli, ai duelli e a un silenzio che dice più di tante parole.

Ancora oggi, se ci passi per caso o per scelta, ti viene da chiederti come sia possibile che esista davvero un posto così in Sardegna. Eppure c’è. E ti resta dentro. Ecco perché andrebbe assolutamente visitato se si è in vacanza nei paraggi.

Scorcio della località in un documentario Rai (pm rec Sardinia - youtube screenshot) - www.aerospacecue.it
Scorcio della località in un documentario Rai (pm rec Sardinia – youtube screenshot) – www.aerospacecue.it

Un posto che non ti aspetti, ma che esiste

Siamo a San Salvatore di Sinis, minuscolo borgo nel comune di Cabras, in provincia di Oristano, come riporta Vistanet.it. Da fuori sembra un villaggio fermo nel tempo – e in effetti un po’ lo è. Strade che scricchiolano sotto i piedi, case in pietra, qualche porta scrostata. Niente fronzoli, ma un fascino che colpisce dritto. Negli anni Sessanta ci giravano film western: quelli veri, italiani, che poi vennero chiamati spaghetti-western. Tipo Giarrettiera Colt – sì, il titolo è quello – ambientato proprio tra queste vie polverose.

Tanto era convincente l’ambientazione che si guadagnò il nomignolo di “piccola Cinecittà del West”. Ma la storia del posto non comincia certo lì: il villaggio ha origini medievali, anche se l’impronta attuale è più spagnoleggiante, risalente ai secoli delle dominazioni. Oggi è praticamente disabitato. Si anima solo una volta l’anno, a settembre, durante la famosissima corsa degli scalzi, che attira ogni volta un sacco di gente.