Campi Flegrei, hanno svelato un mistero lungo secoli | Ecco perché sono sempre più frequenti i terremoti

I Campi Flegrei (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Scoperta una fragile struttura sotterranea che potrebbe spiegare l’irrequietezza sismica dei Campi Flegrei.
Ci sono luoghi, in Italia, dove la terra sembra non stare mai davvero ferma. Uno di questi è sicuramente l’area dei Campi Flegrei, un antico supervulcano che dorme — forse — ma non troppo profondamente. Da secoli si cerca di capire cosa succeda davvero sotto quella caldera immensa che si estende poco a ovest di Napoli. I movimenti del terreno, i piccoli terremoti, i rigonfiamenti del suolo: tutto questo accade ciclicamente, lasciando sul campo più domande che risposte.
Questa zona è qualcosa di unico, non solo per la sua storia geologica, ma anche per la sua imprevedibilità. Chi ci vive è abituato a convivere con scosse leggere, scricchiolii, rumori sordi dal sottosuolo. Non è raro sentirsi dire che la “terra respira” qui. Ma perché lo fa così spesso? Perché questi periodi di agitazione tornano puntualmente ogni tot anni, come un orologio geologico che però nessuno ha ancora imparato a leggere bene?
Nel tempo sono state proposte tante teorie. Alcune puntavano il dito sull’accumulo di gas sotterranei, altre su un’eventuale risalita di magma, altre ancora su cambiamenti nella struttura della crosta terrestre. Ma nessuna spiegazione è mai riuscita a mettere insieme tutti i pezzi. La caldera continuava a comportarsi in modo irregolare e, in fondo, inspiegabile. Fino a poco tempo fa, perlomeno.
La verità è che sotto i Campi Flegrei si muove un sistema molto più complesso di quanto si pensasse. Capirlo non è semplice, servono anni di analisi, strumenti avanzati e, soprattutto, fortuna nel trovare i dati giusti. Ora però qualcosa è cambiato, perché un team di ricercatori italiani ha scovato — per caso, quasi — un dettaglio nascosto che potrebbe fare davvero la differenza.
Una scoperta sotto la superficie
Un recente studio pubblicato su AGU Advances (ripreso anche da Live Science) ha fatto luce su un elemento rimasto fuori dai radar fino ad ora: c’è uno strato debole di tufo — una roccia leggera formata da ceneri vulcaniche compattate — situato a circa 3-4 km di profondità. Questo livello, secondo i ricercatori dell’INGV, sarebbe stato “indebolito” nel corso dei millenni da continue intrusioni di magma.
Il punto è che questo strato funziona un po’ come una spugna: assorbe i gas che salgono dalla camera magmatica molto più in basso, che si trova a circa 12 km. Quando questi gas saturano completamente il tufo, la pressione fa deformare la roccia, fino a romperla. E ogni frattura genera un terremoto. Piccolo, ma comunque avvertibile. È un meccanismo che potrebbe spiegare bene la frequenza degli “unrest” sismici che affliggono l’area ormai da anni.
Un modello che cambia le carte in tavola
Lucia Pappalardo, che ha guidato il team, ha detto che questo comportamento potrebbe non essere una particolarità dei Campi Flegrei, ma qualcosa che accade anche in altre caldere vulcaniche sparse nel mondo. Gli studiosi hanno usato tecniche super avanzate — tipo la microtomografia 4D (eh sì, esiste davvero) — su campioni di roccia estratti decenni fa. Grazie a questi test, hanno potuto osservare come il tufo si rompe sotto pressione, e capire molto meglio le sue caratteristiche fisiche.
La buona notizia è che, nonostante tutto questo movimento, non c’è nessun segnale concreto di una possibile eruzione imminente. Almeno per ora. I sistemi di monitoraggio non rilevano attività compatibili con la risalita di magma. Ma la scoperta di questo strato nascosto potrebbe aiutare, in futuro, a prevedere con più precisione come e quando potrebbero cambiare le cose. E magari, stavolta, leggere davvero quel misterioso orologio che pulsa sotto Napoli.