Spazio, uno studente si è preso beffe della NASA | Ha inventato un sistema che ha scovato milioni di Pianeti nascosti

Ragazzo scopre pianeti (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Ecco una nuova strategia ideata da uno studente che permetterà di identificare tantissimi nuovi pianeti sconosciuti.
L’esplorazione dello spazio rappresenta una delle avventure più affascinanti dell’umanità. Fin dai primi passi fuori dall’atmosfera terrestre, l’uomo ha cercato di scoprire cosa ci fosse oltre il nostro pianeta, spinto dalla curiosità, dal desiderio di conoscenza e dalla necessità di trovare nuove risorse.
Tra gli obiettivi principali della ricerca spaziale moderna c’è l’identificazione di nuovi pianeti, soprattutto quelli potenzialmente abitabili. Grazie a tecnologie sempre più avanzate, come i telescopi spaziali (tra cui Kepler, Hubble e James Webb), sono stati individuati migliaia di esopianeti, ovvero pianeti situati fuori dal nostro sistema solare.
Alcuni di essi, per dimensioni e distanza dalla loro stella, potrebbero avere condizioni compatibili con la vita. L’analisi di questi mondi lontani non è semplice: non potendoci arrivare fisicamente, gli scienziati studiano la loro composizione atmosferica, la presenza di acqua e la temperatura tramite l’osservazione indiretta.
Parallelamente, missioni spaziali come quelle della NASA, dell’ESA o di altre agenzie internazionali, continuano a esplorare il nostro sistema solare, con robot e sonde che inviano dati preziosi su Marte, sulle lune di Giove e Saturno, e persino sugli asteroidi.
Non solo sfida tecnologica
L’identificazione di nuovi pianeti e la continua esplorazione dello spazio non sono solo una sfida tecnologica, ma anche una chiave per comprendere meglio le origini della vita, il nostro posto nell’universo e, forse un giorno, trovare una nuova casa per l’umanità.
Un aspetto fondamentale dell’identificazione di nuovi pianeti è la ricerca di “segnali biochimici”, ovvero indizi che possano suggerire la presenza di forme di vita, anche semplici. Grazie all’uso di spettrografi montati su telescopi spaziali, gli scienziati riescono ad analizzare la luce riflessa dalle atmosfere degli esopianeti, cercando elementi come ossigeno, metano o vapore acqueo.
L’idea di uno studente
La recente scoperta compiuta da Matteo Paz, uno studente liceale californiano, rappresenta una svolta epocale per l’esplorazione spaziale. Utilizzando un modello di intelligenza artificiale sviluppato personalmente, Paz è riuscito a identificare ben 1,5 milioni di oggetti spaziali precedentemente nascosti nei dati infrarossi della missione NEOWISE della NASA. Come riportato in un approfondito articolo di The Astronomical Journal, l’IA è stata in grado di rilevare variazioni di luminosità così sottili da sfuggire ai metodi tradizionali, aprendo nuove prospettive sulla comprensione del cosmo.
Matteo Paz, ora assunto dal Caltech, continua a migliorare il suo algoritmo, contribuendo non solo alla scienza spaziale, ma anche alla formazione di futuri ricercatori. Il suo lavoro, come evidenziato nel progetto supervisionato da scienziati di rilievo come Davy Kirkpatrick e Ashish Mahabal, promette di trasformare il nostro modo di esplorare l’universo.