Pianeti abitabili, ora sarà più facile scovarli | La NASA ha messo su il programma “Alien Earths”

Illustrazione di un pianeta abitabile e della sua stella (Canva FOTO) - aerospacecue.it
Prima era difficile individuarli, ora le tecniche sono migliorate tantissime. La NASA ora è alla scoperta di nuovi pianeti.
L’idea di pianeti abitati ha da sempre affascinato l’umanità. Finora, l’unico mondo in cui sappiamo con certezza che esiste la vita è la Terra. Ma l’universo è vastissimo, con miliardi di galassie e pianeti: la possibilità che là fuori esistano altri mondi abitati non è affatto esclusa.
La ricerca si concentra soprattutto sugli esopianeti: pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare, alcuni dei quali si trovano nella cosiddetta “zona abitabile”, ovvero alla giusta distanza dalla loro stella per poter avere acqua liquida in superficie. È lì che si cerca il primo indizio di vita.
Tuttavia, “abitato” non significa per forza popolato da esseri intelligenti. La scienza cerca qualsiasi forma di vita, anche semplice e microbica. Tracce di attività biologica potrebbero trovarsi nell’atmosfera o sulla superficie, grazie a missioni spaziali o telescopi avanzati.
Per ora, nessuna prova definitiva. Ma ogni scoperta – anche solo un composto organico o un’anomalia chimica – ci avvicina all’idea che la Terra non sia l’unica “casa” nel cosmo. La domanda non è più se esista vita altrove, ma quando riusciremo a trovarla.
Oltre la Terra: la domanda che non passa mai di moda
La curiosità su altri mondi abitati è antica quasi quanto l’astronomia stessa. È una di quelle domande che resistono al tempo: siamo soli nell’universo? Finora, l’unica risposta certa resta la Terra, ma ogni anno nuovi strumenti, missioni e calcoli rendono l’idea di una vita oltre il nostro pianeta un’ipotesi sempre più concreta. Non si parla necessariamente di alieni verdi, ma anche di organismi semplici, magari nascosti sotto la superficie di un esopianeta lontano.
La vera caccia si concentra sugli esopianeti, cioè quei mondi che orbitano attorno a stelle diverse dal nostro Sole. Alcuni di questi si trovano nella cosiddetta zona abitabile, cioè quella fascia giusta di distanza in cui l’acqua, se c’è, potrebbe restare liquida. Ed è lì che gli scienziati puntano gli occhi (e i telescopi), sperando prima o poi di trovare qualche indizio di vita.
Cosa sappiamo davvero
Uno dei casi più interessanti, secondo quanto riportato da HDblog, è K2‑18 b, a circa 124 anni luce da noi. Ma trovare un pianeta abitabile non è così semplice ed immediato in quanto non abbiamo “organismi tra le mani”. Ma c’è bisogno di cambiare approccio. Infatti, per trovare possibili tracce di vita, è meglio utilizzare due modelli distinti: uno per l’habitat dell’organismo e uno per l’organismo stesso.
Questo perché, a livello probabilistico, è possibili quantificare e determinare le ipotetiche specie di un dato pianeta. organismi sicuramente estremofili, e ciò è supportato dal progetto Alien Earths, finanziato dalla NASA e supportato dall’iniziativa NExSS. L’approccio è semplice in quanto è basato sulla revisione bibliografica di specie terrestri che vivono in condizioni estreme così da capire fin dove si possono spingere3 gli organismi per sopravvivere.