Home » Nuvole di sabbia spaziali: nubi minerali su YSES‑1c sfidano i modelli planetari

Nuvole di sabbia spaziali: nubi minerali su YSES‑1c sfidano i modelli planetari

Illustrazione artistica di un pianeta caratterizzato da nubi minerali (Canva FOTO) - aerospacecue.it

Illustrazione artistica di un pianeta caratterizzato da nubi minerali (Canva FOTO) - aerospacecue.it

Quello che è stato scoperto è davvero molto interessante. C’è adesso una spiegazione valida che giustifica le nubi minerali sul pianeta.

Se un giorno l’essere umano decidesse di mettere piede su un pianeta in orbita nella costellazione della Mosca, probabilmente la prima cosa da fare, prima ancora di respirare, sarebbe controllare il meteo. Perché lì, il cielo non è affatto come quello terrestre: sopra quelle nubi si nascondono vere e proprie “lastre” sospese, nuvole dense di polvere minerale… e forse anche ferro.

Già, ferro. Che potrebbe letteralmente piovere giù, una volta che quelle nubi si dissolvono. È un’ipotesi tutt’altro che fantasiosa, formulata da un team di astronomi che ha osservato il sistema stellare YSES-1 grazie all’occhio potentissimo del telescopio spaziale James Webb. Questo sistema si trova a circa 307 anni luce da qui, in direzione sud del cielo notturno, e ospita due giganti gassosi ancora in fase di formazione.

La stella madre è giovanissima in termini cosmici: appena 16 milioni di anni, un soffio rispetto ai 4,6 miliardi del nostro Sole. Intorno a lei ruotano due pianeti massicci, entrambi più grandi di Giove, che emettono ancora luce residua dalla loro formazione. È proprio questa luminosità a renderli visibili agli strumenti del JWST, permettendo osservazioni rare e preziose.

E la scoperta più affascinante riguarda proprio l’atmosfera del pianeta più esterno, YSES-1c: le sue nuvole non sono composte da vapore d’acqua, ma da grani di polvere di silicato di magnesio, con una possibile spruzzata di ferro.

Due giganti ancora in costruzione

Una delle particolarità più sorprendenti dell’osservazione, riportata sulla ricerca pubblicata su Nature, è che entrambi i pianeti, YSES-1b e YSES-1c, sono stati rilevati nello stesso campo visivo del telescopio. Un colpo di fortuna, ma anche un’occasione unica per confrontare due mondi nati nello stesso ambiente. Sono pochissimi sistemi con più pianeti che siano stati direttamente osservati, e ciascuno rappresenta una sorta di “laboratorio naturale” per mettere alla prova le attuali teorie sulla formazione planetaria.

YSES-1c, il pianeta esterno, è circa sei volte più massiccio di Giove e ospita, nella sua alta atmosfera, quelle strane nuvole cariche di polveri. Il ferro ipotizzato dai ricercatori non rimarrebbe sospeso a lungo: precipiterebbe sotto forma di pioggia metallica. Ma la vera anomalia riguarda il fratello maggiore, YSES-1b, che invece mostra un vasto disco di polveri ancora presente intorno a sé, una struttura che, in teoria, non dovrebbe più esistere in pianeti di quell’età.

Illustrazione di YSES‑1 (Wikipedia ESO_Bohn et al. FOTO) - aerospacecue.it
Illustrazione di YSES‑1 (Wikipedia ESO_Bohn et al. FOTO) – aerospacecue.it

Non dovrebbe esserci!

Secondo i modelli più consolidati, dopo circa 5 milioni di anni, i dischi protoplanetari di polveri che circondano i pianeti giovani dovrebbero essersi dissolti, inglobati o spazzati via. Ma YSES-1b, che ha 14 volte la massa di Giove, conserva ancora attorno a sé trilioni di tonnellate di polveri in rotazione.

Questa struttura rappresenta una vera “sfida” per i modelli di formazione: se entrambi i pianeti si sono formati nello stesso ambiente, perché solo uno dei due ha mantenuto un disco? È un interrogativo che spinge a rivedere alcune certezze. Non solo: la presenza di due pianeti così diversi, nati nello stesso sistema e nello stesso tempo, mette in discussione anche l’idea che le condizioni iniziali siano sufficienti a determinare l’evoluzione di un pianeta