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Hanno sparato all’asteroide e ora ci sono milioni di detriti in giro | Ecco cosa accadrà per gli scienziati: non buone nuove

Asteroide in orbita vicino alla Terra

Asteroide in orbita vicino alla Terra (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it

Il futuro dello Spazio e delle spedizioni che lo riguarderanno destinato a mutare per sempre. E’ tutta “colpa” di questo impatto

Gli asteroidi vengono rappresentati come corpi generalmente composti o da materiali rocciosi, o da metalli, prevalentemente ferro o nichel, che si trovano a compiere la propria orbita nelle vicinanze del Sole.

Nello specifico, la Regione Cosmica in cui gli asteroidi trovano la propria “residenza”, risulta essere la Fascia Principale, situata tra Marte e Giove. E per quanto riguarda forme e dimensioni?

Generalmente la loro misura non li rende sufficientemente estesi per poter possedere né un’atmosfera propria, né una forma sferica, classificandosi come corpi contraddistinti da irregolarità, che possono risultare ampi da pochi metri fino a centinaia di chilometri.

A destare particolare preoccupazione da parte della comunità scientifica sono da sempre gli asteroidi classificati come NEO, ossia quelli che compiono la propria orbita a meno di 45 milioni di km di distanza dalla nostra Terra, che risultano essere, quest’oggi, circa 35.000.

Un evento che allarma

Lo scorso 4 Luglio 2025 sull’autorevole Planetary Science Journal è stato pubblicato uno studio mirato ad analizzare la storia, l’impatto e le conseguenze auspicate circa l’impatto dell’asteroide Dimorphos, nell’ambito della missione DART, avvenuto nel 2022. L’Università del Maryland si è resa protagonista di tale studio, guidando un team che ha condotto ad una risposta realmente fondamentale; l’urto del piccolo asteroide, nonostante la sua forma particolarmente compatta, sarebbe stato in grado di generare massi e detriti di dimensioni di gran lunga più elevate.

Questi frammenti, espulsi a seguito del pesante impatto, sarebbero addirittura stati in grado di influenzare in modo determinante circa l’efficienza della deviazione orbitale. Giungere a tale conclusione è stato possibile analizzando una mole di dati provenienti dalle osservazioni precedentemente effettuate in merito dal LICIACube dell’ASI, la cui progettazione è stata affidata ad Argotec, in grado di dimostrare come differenti detriti, presentanti dimensioni fortemente variabili, siano stati emessi a velocità alterne direttamente nello Spazio.

LICIACube
LICIACube (ASI foto) – www.aerospacecue.it

Le potenziali future conseguenze

Certo, parliamo pur sempre di fenomeni secondari, il cui impatto potenziale, tuttavia, merita di essere attenzionato in modo maggiormente preciso, per via della possibilità di influenzare ed impattare circa le progettazioni di missioni di difesa planetaria che potrebbero avere luogo negli anni a venire, sotto il punto di vista degli effetti dinamici aggiuntivi nello specifico. Le immagini del cubesat LICIACube si sono rivelate d’importanza fondamentale per gli studiosi, permettendo loro di giungere a tracciare addirittura 104 massi, tutti quanti espulsi da Dimorphos, i cui raggi sono risultati variare tra gli 0.2 e i 3.6 metri, capaci di raggiungere velocità sino a 52 m/s, permettendo al team di esperti di ricostruire in ben tre dimensioni sia la velocità assunta dagli elementi, sia la loro posizione.

Quanto appreso è che i massi risultavano divisi precisamente in due gruppi, non escludendo la presenza di regioni intermedie, che, però, non presentavano detriti alcuni. Tale disposizione, di fatto decisamente tutt’altro che casuale, ha rappresentato un suggerimento da cogliere “al volo”, in quanto probabilmente indicante come l’origine dei frammenti fosse riconducibile a massi già presenti nell’area, probabilmente impattanti con i pannelli della sonda DART, secondo quanto riporta AstroSpace.it.