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Viviamo in un gigantesco vuoto cosmico? Una nuova teoria potrebbe risolvere il mistero dell’espansione dell’universo

Illustrazione di un vuoto cosmico (Canva FOTO) - aerospacecue.it

Illustrazione di un vuoto cosmico (Canva FOTO) - aerospacecue.it

E se vivessimo in una gigantesca bolla cosmica? Questa nuova teoria scientifica potrebbe fornirci nuove informazioni sul nostro universo. 

C’è una questione spinosa che da anni tiene banco tra gli astronomi: il cosiddetto Hubble tension, cioè la discrepanza tra quanto velocemente si sta espandendo l’universo oggi rispetto a quanto previsto osservando il suo passato più remoto. In parole povere, la velocità di espansione calcolata guardando le galassie vicine non coincide con quella stimata da osservazioni come la radiazione cosmica di fondo.

Una delle ipotesi più curiose per spiegare questo enigma è che la Terra, e tutta la Via Lattea con lei, si trovino all’interno di una regione del cosmo insolitamente vuota. Sì, proprio così: come se si vivesse in una “bolla” cosmica meno densa del resto dell’universo. Se fosse vero, questa enorme cavità, un cosiddetto “void”, potrebbe far sembrare che le galassie intorno a noi si stiano allontanando più velocemente del previsto, creando l’illusione di un’espansione accelerata.

Il concetto, per quanto affascinante, non è nuovo. Ma adesso ha ricevuto un sostegno inaspettato da una fonte insospettabile: il “suono del Big Bang”, ovvero le onde acustiche primordiali chiamate baryon acoustic oscillations (BAO). Proprio queste onde, che si sono congelate nell’universo quando si è raffreddato abbastanza da permettere la formazione degli atomi, sembrano confermare che un vuoto locale potrebbe effettivamente esistere.

La notizia arriva dal National Astronomy Meeting (NAM) 2025 tenutosi a Durham, dove il ricercatore Indranil Banik dell’Università di Portsmouth ha presentato nuovi dati che rafforzano questa teoria. E a quanto pare, se tutto torna, potremmo davvero essere finiti, per puro caso, al centro di una gigantesca bolla cosmica.

Un vuoto che potrebbe cambiare tutto

Come riportato dal sito della Royal Astronomical Society, secondo il team guidato da Banik, se la nostra galassia si trovasse davvero in una zona del cosmo con densità inferiore alla media, circa il 20% in meno, allora la materia delle regioni più dense circostanti tenderebbe a spostarsi verso l’esterno. In parole semplici, il vuoto si svuoterebbe ulteriormente nel tempo, generando un flusso di galassie che si allontanano da noi più rapidamente. 

Le onde acustiche dell’universo primordiale, le famose BAO, diventano fondamentali per verificare questa ipotesi. Queste onde, “congelate” nella struttura della materia quando l’universo aveva appena 380.000 anni, funzionano come una specie di righello cosmico: analizzando la loro dimensione apparente a varie distanze, è possibile ricostruire la storia dell’espansione cosmica. E proprio qui arriva il punto: un vuoto locale distorcerebbe leggermente la relazione tra redshift e dimensione angolare delle BAO, creando un effetto misurabile. 

Illustrazione delle oscillazioni acustiche dei barioni (Royal Astronomical Society, Earth inside huge void – sound from Big Bang hints so, CC BY 4.0; Gabriela Secara FOTO) - aerospacecue.it
Illustrazione delle oscillazioni acustiche dei barioni (Royal Astronomical Society, Earth inside huge void – sound from Big Bang hints so, CC BY 4.0; Gabriela Secara FOTO) – aerospacecue.it

Una bolla da un miliardo di anni luce?

Perché questa teoria possa funzionare, bisogna però soddisfare una condizione piuttosto restrittiva: la Terra e il nostro sistema solare dovrebbero trovarsi quasi esattamente al centro di questo ipotetico vuoto. Un vuoto grande circa un miliardo di anni luce di raggio. Nonostante questo, le osservazioni sembrano in parte supportare l’ipotesi.

Come riportato dal sito della Royal Astronomical Society, i conteggi delle galassie mostrano che nella nostra regione locale ci sono meno galassie del previsto rispetto a zone adiacenti, il che va nella direzione giusta. Tuttavia, resta un problema di fondo: una cavità di queste dimensioni e profondità è difficile da giustificare con il modello standard ΛCDM, secondo cui la materia, su scale così grandi, dovrebbe essere distribuita in modo più omogeneo. Ecco perché la proposta resta controversa, anche se intrigante.