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ESA testa con successo il rientro controllato di Space Rider: prossimo passo, volo completo

Illustrazione del logo dell'ESA (Depositphotos FOTO) - aerospacecue.it

Illustrazione del logo dell'ESA (Depositphotos FOTO) - aerospacecue.it

Il test eseguito dall’ESA è stato un successo, con lo Space Rider che è rientrato senza troppi problemi, ed è pronto per il volo completo.

Un altro passo avanti verso un futuro più sostenibile nello spazio. Il programmadell’Agenzia Spaziale Europea, come riportato dal loro sito, ha appena superato con successo un nuovo ciclo di test di caduta, fondamentali per validare il sistema di atterraggio del veicolo. Sì, perché questa navetta europea non è solo riutilizzabile, ma punta anche a tornare a terra con estrema precisione, quasi come se avesse un GPS integrato e un paracadute da acrobata.


Le prove si sono svolte ancora una volta presso il poligono del Salto di Quirra, in Sardegna. Una zona che ormai è diventata il punto di riferimento per tutte le sperimentazioni “al limite” di Space Rider. Durante le due settimane di test, il team ha rilasciato modelli del modulo di rientro da altezze che arrivavano fino a 2,5 km. E tutto questo per mettere alla prova sia la catena di paracadute, sia i complessi algoritmi di guida del parafoil.

È stato anche un modo per verificare l’efficacia di quello che viene definito “atterraggio autonomo in loop chiuso”, una manovra in cui il modulo corregge la rotta da solo, senza ricevere comandi da terra. 

È andato tutto liscio. Tre test su tre hanno confermato che l’intero sistema funziona come previsto, con margini di precisione davvero impressionanti: il modulo è riuscito ad atterrare entro 150 metri dal punto prestabilito. Un traguardo tecnico che, per l’Europa, rappresenta un vero primato mondiale.

Come funziona la discesa di Space Rider

Come riportato dal sito dell’ESA, l’idea è semplice ma ambiziosa: Space Rider, dopo una missione in orbita lunga fino a tre mesi, rientra nell’atmosfera a oltre sei volte la velocità del suono, surriscaldandosi fino a 1600 °C. E proprio mentre attraversa questa infernale fase di rientro, entra in azione un sistema di paracadute sequenziali. Prima il drogue, che frena l’urto iniziale subito sotto Mach 1, poi il pilot, e infine un gigantesco parafoil che si apre a 5 km d’altitudine per guidare dolcemente il modulo verso terra.

Durante la campagna sarda sono stati condotti tre test completi della catena di discesa. Il sistema ha funzionato come da copione: ogni paracadute si è aperto correttamente, rallentando progressivamente la caduta e dimostrando che l’intera sequenza, dall’estrazione alla piena apertura, è solida. Non solo: è stata validata anche la tenuta strutturale e il comportamento aerodinamico del parafoil, elemento chiave per l’atterraggio di precisione.

Illustrazione delle varie fasi della missione (Wikipedia ESA – European Space Agency FOTO) - aerospacecue.it
Illustrazione delle varie fasi della missione (Wikipedia ESA – European Space Agency FOTO) – aerospacecue.it

Autonomia, collaborazione e i prossimi passi

Ma la parte davvero innovativa è il “closed-loop”: il modulo di test, una sorta di pallet in metallo con sensori, zavorra e attuatori, è stato lasciato cadere da un elicottero CH-47 dell’esercito italiano. E da lì ha fatto tutto da solo. Niente joystick da remoto, niente interventi di emergenza. Solo i dati raccolti dai suoi sensori e due verricelli che muovono i cavi del parafoil per virare e rallentare.

Il volo è durato 12 minuti, partendo da 2,5 km e toccando terra a circa 2 m/s. Il tutto con una precisione mai vista prima per un parafoil. Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra tra Thales Alenia Space Italia (capofila del progetto), Sener, CIMSA, Teseo, Meteomatics e il supporto logistico delle forze armate italiane. I prossimi test? Un drop con mockup completo del modulo e una simulazione d’impatto “peggiore dei casi”, per assicurarsi che anche i carichi scientifici più delicati atterrino senza sobbalzi.