Non vogliono più lasciare in pace Marte | Sono tutti testardi, devono metterci il piede per forza: ora studiano il vento e l’atmosfera

Astronauta e Marte (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Marte continua ad attrarre sogni e missioni spaziali: ora, prima ancora di toccarne il suolo, si tenta di decifrarne il respiro invisibile.
Ogni generazione ha avuto il suo miraggio. Oggi? È Marte. Tutti ne parlano, tutti lo studiano, tutti vogliono “andarci” in qualche modo. Non è più solo questione di bandiere da piantare o basi da costruire: ormai si cerca di decifrarlo nei suoi dettagli più impalpabili, quasi come se ci si stesse preparando a un incontro importante.
Non è solo la crosta rossa e polverosa a tenere alta l’attenzione. Anzi, c’è un’intera danza che avviene lì sopra — o forse “intorno” è la parola giusta. L’atmosfera sottile, il vento solare, le particelle che si scontrano come in una coreografia che nessuno ha mai visto. Eppure, da anni si cerca un modo per “ascoltare” cosa succede, anche se i sensi, lì, non bastano.
Intanto, la corsa tecnologica non rallenta. Non basta più lanciare qualcosa e aspettare: ogni missione deve essere perfetta, calcolata, e magari anche un po’ spettacolare. Non si fa solo scienza, si fa anche un po’… spettacolo, ecco. Tutti tengono gli occhi puntati sul cielo, sì, ma anche sui razzi, sulle navette, su chi ce la fa (e su chi no).
Dietro tutto questo c’è un mondo intero che si muove. Università, aziende, enti spaziali, ingegneri e sognatori. A volte va tutto liscio, a volte si incastra qualcosa. Le date cambiano, i lanci slittano, i pezzi si aggiustano. Eppure, ogni tanto si apre quella finestra magica, e allora si parte.
Guardare oltre il visibile
In mezzo a questo fermento, arriva ESCAPADE. Nome strano? Un po’. Ma in realtà sta per Escape and Plasma Acceleration and Dynamics Explorers (ok, anche un po’ complicato). Come riporta TecnoAndroid, l’obiettivo è studiare come si comporta la magnetosfera marziana quando il Sole soffia forte. In pratica: cosa succede quando il vento solare colpisce Marte?
Per farlo, verranno usate due sonde piccole e identiche che voleranno insieme, ma non troppo vicine. Ognuna si piazzerà in un punto diverso dello spazio, per osservare da prospettive diverse quello che accade. Tipo due spettatrici silenziose, che guardano uno spettacolo invisibile fatto di particelle, plasma e onde magnetiche. Ma come ci arriveranno?
Un lancio, un test decisivo
A portarle lassù ci penserà il New Glenn, il razzo di Blue Origin — sì, quello di Jeff Bezos. Sarà solo il suo secondo lancio, quindi c’è un po’ di ansia nell’aria. Il primo era andato… quasi bene. Il carico è arrivato dove doveva, ma il primo stadio non è stato recuperato come previsto. Ora si riprova, con un atterraggio su una piattaforma galleggiante.
La NASA, all’inizio, era un po’ titubante. Le sonde erano pronte da mesi, ma temevano che il razzo non fosse affidabile — e quindi hanno aspettato. Poi qualcosa è cambiato: la finestra di lancio si è riaperta e tutto è ripartito. Se stavolta va tutto secondo i piani, sarà un grande passo non solo per l’esplorazione di Marte, ma anche per la collaborazione tra enti pubblici e imprese private.