Test riuscito per il paracadute europeo più grande di sempre: pronto per l’atterraggio su Marte

Illustrazione del logo dell'ESA (Depositphotos FOTO) - aerospacecue.it
Tra qualche anno le missioni marziane potrebbero dipendere proprio da questo test, che ha restituito molti dati interessanti.
Preparare un atterraggio su Marte non è mai stato un compito da poco: atmosfera rarefatta, venti improvvisi e una gravità che non aiuta a frenare dolcemente. Eppure, il nuovo sistema di paracadute dell’Agenzia Spaziale Europea sembra aver superato un test cruciale nel cielo sopra l’Artico, dimostrando che può funzionare davvero anche a milioni di chilometri da qui.
Il cuore della prova era un tessuto molto particolare: due paracadute principali, uno da 15 metri e l’altro da ben 35 metri di diametro, quest’ultimo il più grande mai progettato per operare su Marte o, in generale, fuori dalla Terra. L’idea è semplice sulla carta (rallentare in modo sicuro una piattaforma di atterraggio), ma in pratica si tratta di una sfida ingegneristica che ha richiesto anni di progettazione e parecchi tentativi andati storti.
Come riportato dai canali dell’ESA, non è un mistero che il progetto ExoMars abbia avuto una storia tormentata. Ritardi, problemi tecnici e persino uno stop forzato a causa della guerra in Ucraina hanno messo tutto in pausa, costringendo a ripensare la collaborazione internazionale e a costruire da zero alcune parti chiave, come la nuova piattaforma di discesa. Nel frattempo, i paracadute sono rimasti in magazzino, piegati con cura in attesa del momento giusto.
Quel momento è arrivato a luglio 2025, quando un pallone stratosferico ha sollevato una capsula simulata a quasi 30 chilometri di quota sopra Kiruna, in Svezia. Da lì, un tuffo controllato nella sottile aria polare ha permesso di ricreare, per qualche secondo, le stesse condizioni che la sonda troverà entrando nell’atmosfera marziana. E il sistema ha risposto alla perfezione.
Il test in quota
Il 7 luglio 2025, presso l’Esrange Space Center del Swedish Space Corporation, un pallone riempito di elio ha portato un modulo di discesa fittizio sopra il Circolo Polare Artico, fino a 29 chilometri di quota. Una volta rilasciata, la capsula ha affrontato 20 secondi di caduta libera, accelerando quasi fino alla velocità del suono prima che il primo paracadute entrasse in azione. La prova non è stata improvvisata: era studiata per replicare la combinazione esatta di velocità e densità atmosferica che si troverà su Marte, dove l’aria ha appena l’1% della densità terrestre.
Il sistema usato prevede due paracadute principali, ciascuno con il proprio “pilot chute” per l’estrazione. Il primo, da 15 metri, è progettato per rallentare la discesa durante la fase supersonica. Il secondo, da 35 metri, interviene per la parte finale, permettendo un avvicinamento controllato alla superficie. Quest’ultimo è costruito con oltre 800 metri quadrati di tessuto e più di 4 chilometri di cavi, e richiede circa tre giorni di lavoro per essere piegato correttamente. È formato da anelli di tessuto separati da spazi vuoti, una soluzione che ottimizza la stabilità e la riduzione della velocità.
Una sfida per ExoMars
Come riportato dai canali dell’ESA, durante l’ingresso su Marte, la capsula del rover Rosalind Franklin colpirà l’atmosfera a circa 21.000 km/h. Nei primi istanti, il solo attrito dell’aria la rallenterà fino a circa 1.600 km/h; a quel punto il primo paracadute si aprirà, riducendo la velocità fino a permettere l’intervento del secondo, più grande e leggero. Gli ultimi metri saranno gestiti da retrorazzi, accesi 20 secondi prima del contatto con il suolo.
Il test in Svezia non era solo un banco di prova tecnico, ma anche una verifica dopo anni di inattività. L’analisi dei dati telemetrici e dei video ad alta velocità servirà ora a perfezionare i modelli di gonfiaggio e la curva di decelerazione. Con il sostegno finanziario confermato e una nuova piattaforma in costruzione da parte di Airbus, il traguardo del lancio nel 2028 appare oggi più concreto.