Ormai manipolano tutto | Ecco servita un’eclissi di sole: sono bastate due sonde inviate dalla Terra

Eclissi (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
La prima eclissi totale di Sole creata dall’uomo apre scenari mai visti nell’esplorazione spaziale, grazie ad una super precisione.
Da sempre l’uomo prova a ricreare i fenomeni della natura. Un po’ per capirli, un po’ — diciamolo — per dominarli. Dalle antiche carte celesti fino alle simulazioni digitali più spinte, la voglia di imitare l’universo non si è mai spenta. E adesso, siamo arrivati a un punto dove la scienza riesce addirittura a riprodurre eventi cosmici con una precisione spaventosa.
Il Sole, ad esempio. È stato adorato, temuto, studiato… ma mai veramente “coperto”. Almeno fino a poco tempo fa. La sua parte più esterna è rimasta a lungo fuori portata. Le eclissi naturali l’hanno mostrata di sfuggita, ma mai abbastanza. E allora? Allora si è pensato di creare artificialmente una di quelle eclissi. Così, giusto per vedere che succede.
Tutto questo è possibile grazie a un’idea che sembra uscita da un film. Il concetto è semplice sulla carta, ma realizzarlo in orbita è un’altra storia. Stiamo parlando di mantenere due satelliti in formazione stabile a 150 metri di distanza… con uno scarto massimo di un millimetro. Una follia? No, una realtà.
Eppure la parte più affascinante non è nemmeno questa. Quello che colpisce davvero è il fatto che adesso, in pratica, siamo capaci di oscurare il Sole con i nostri mezzi. Non per nasconderlo, ma per capirlo meglio. Come se volessimo togliere un riflettore per notare le sfumature attorno. Ed è proprio in quelle ombre che si nascondono i segreti più interessanti.
Due satelliti, un’eclissi fatta a mano
Il 19 giugno 2025, l’ESA ha pubblicato qualcosa che non si era mai visto prima: le immagini di un’eclissi di Sole… artificiale. Sì, creata da zero, in orbita. Il merito è tutto della missione Proba-3, un progetto europeo che ha messo insieme due sonde in una coreografia spaziale degna di nota. Una delle due, l’occultatore, ha bloccato la luce del Sole. L’altra, il coronografo, ha potuto finalmente fotografare la corona solare senza abbagliarsi.
La cosa più incredibile? Questo “oscuramento controllato” può ripetersi ogni 19,6 ore. Non solo: può anche durare fino a sei ore. Altro che le eclissi naturali da due minuti e via. Qui si entra in una nuova era dell’osservazione solare. E non è solo una questione di spettacolo: è pura scienza.
La corona solare non ha più segreti (forse)
La corona del Sole, quella zona esterna che brucia a milioni di gradi (sì, più calda della superficie…), è sempre stata un enigma. Si sospetta che a scaldarla siano dei getti di plasma chiamati, se ricordo bene, “bombe di calore”. Ma fino a oggi nessuno era riuscito a osservarla con questa chiarezza. Grazie a Proba-3, gli scienziati possono ora lavorare con dati mai visti prima, utili a migliorare i modelli al computer che simulano cosa succede lassù.
Secondo quanto riportato da Geopop lo strumento Aspiics a bordo del coronografo sta già fornendo immagini dettagliatissime della corona. Questi dati aiuteranno a capire, finalmente, perché quella parte dell’atmosfera solare è così assurda. E no, non è solo una curiosità scientifica: è proprio lì che nascono eventi spaziali estremi che possono influenzare anche la Terra.