Questa eruzione avvenuta dopo 100 anni preoccupa il mondo | L’anello di fuoco si è svegliato: una tragedia

Eruzione vulcanica (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Il risveglio improvviso di un vulcano dimenticato dopo secoli di silenzio riaccende i timori lungo l’Anello di Fuoco.
C’è una zona del pianeta dove la terra non sta mai davvero ferma. Un anello invisibile che collega continenti lontani con una rete di vulcani, faglie e tensioni sotterranee che… beh, prima o poi, devono sfogarsi. Si chiama Anello di Fuoco e chi lo conosce sa che non è un nome poetico: è letterale. Qui la natura fa le sue regole e le cambia quando vuole, senza avvisare.
In queste aree, ogni tanto, succede qualcosa che fa drizzare le antenne a scienziati e governi. Non parliamo solo di eruzioni o terremoti “normali”, ma di fenomeni che spuntano fuori dopo secoli di silenzio. Zone dimenticate, che sembravano tranquille, tornano protagoniste nel giro di qualche ora. E quando succede, tutto il resto del mondo si ferma un attimo a guardare.
Il problema — o forse il fascino — è proprio questo: l’imprevedibilità. Un cratere dormiente che si riattiva, magari in un posto dove non ci sono città, ma dove gli effetti possono comunque farsi sentire molto lontano. Bastano pochi segnali sottovalutati, e ci si ritrova in mezzo a una nube di cenere alta chilometri. E no, non è un’esagerazione.
Intanto, mentre succedono queste cose, le mappe sismiche si colorano come alberi di Natale. Gli scienziati monitorano, i piloti cambiano rotta, i media ne parlano. E nel frattempo, si cerca di capire se è un caso isolato o l’inizio di qualcosa di più grosso. Perché, in certe regioni, tutto è connesso, anche se i punti sulla mappa sembrano lontani.
Un gigante sconosciuto si è appena svegliato
Domenica 3 agosto mattina — presto, tipo alle sei, ora locale — nella penisola della Kamchatka, un vulcano chiamato Krasheninnikov ha deciso di farsi sentire dopo… boh, tra i 400 e i 600 anni. Non proprio un tipo loquace. Come riporta Il Post, tutto è iniziato con un po’ di gas e vapore, avvistati da un gruppo di ricercatori. Poche ore dopo: boom, eruzione.
Il Krasheninnikov si trova dentro una riserva naturale, quella di Kronotsky, ed è alto 1.856 metri. Da lì ha iniziato a sputare cenere e fumo fino a sei chilometri in cielo. Per fortuna, lì vicino non ci vive praticamente nessuno. Il personale della riserva è stato fatto evacuare subito, giusto per precauzione. L’unico problema concreto, al momento, riguarda gli aerei: la colonna di cenere potrebbe creare problemi alle rotte che passano da quelle parti. Ma non finisce qui.
Non è successo solo lì: c’è un quadro più ampio
Sempre domenica 3 agosto, giusto per non farsi mancare niente, c’è stato anche un terremoto di magnitudo 6.8 vicino alle isole Curili, qualche centinaio di chilometri più a sud. E questo è solo l’ultimo pezzo del puzzle. Tutto — il sisma, l’eruzione del Krasheninnikov e pure quella del Klyuchevskaya Sopka — sembra avere a che fare con un terremoto ancora più grosso, quello di mercoledì scorso: magnitudo 8.8, uno dei più forti mai registrati.
Dopo quella scossa, erano partite allerte tsunami ovunque: Hawaii, California, Cile… anche se poi, alla fine, le onde erano più contenute del previsto. Però il segnale è chiaro: la terra si sta muovendo parecchio da quelle parti, e lo sta facendo in modi che non si vedevano da molto, moltissimo tempo.