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Luna, la scoperta è tutta italiana | La scienziata ha svelato come ottenere acqua dalla polvere presente in superficie: fine di tutti i problemi

Illustrazione della Luna (Canva FOTO) - aerospacecue.it

Illustrazione della Luna (Canva FOTO) - aerospacecue.it

Una scoperta incredibile, ed è frutto di alcuni ricercatori italiani. Questa volta ottenere l’acqua non sarà difficile!

Nelle missioni spaziali, l’acqua non è solo un bene prezioso: è un elemento vitale. Serve per bere, per preparare il cibo e per garantire l’igiene di base degli astronauti, in un ambiente dove ogni risorsa è limitata.

La sua importanza va oltre la sopravvivenza quotidiana. L’acqua è anche materia prima per produrre ossigeno e idrogeno, utilizzabili sia per respirare sia come carburante nei sistemi di propulsione.

Portarla dalla Terra ha costi enormi, perciò le agenzie spaziali lavorano su sistemi di riciclo quasi totale, dove ogni goccia viene recuperata e riutilizzata. In questo modo, anche l’umidità dell’aria o l’acqua di scarto diventano risorse preziose.

Trovare acqua direttamente su altri corpi celesti, come la Luna o Marte, potrebbe cambiare tutto: significherebbe missioni più lunghe, basi permanenti e meno dipendenza dai rifornimenti terrestri. Un passo decisivo verso l’esplorazione dello spazio profondo.

Una scoperta interessante

C’è chi guarda la Luna e pensa a un paesaggio romantico, e chi invece la vede come una futura casa per l’umanità. Nel secondo caso, uno dei problemi più grossi è uno solo: l’acqua. Non si tratta solo di berla, ma anche di usarla per produrre ossigeno, per coltivare piante e persino come carburante. E siccome portarla da Terra sarebbe impensabile, bisogna trovare un modo per produrla direttamente lassù.

È qui che entra in scena il lavoro di una scienziata italiana, capace di trasformare quello che, a prima vista, sembra solo polvere grigia in una risorsa preziosissima. Il tutto grazie a un’idea che unisce conoscenze chimiche, ingegno ingegneristico e una buona dose di visione sul lungo termine. Quello che appare come un granello insignificante della superficie lunare, in realtà, custodisce le chiavi per rendere possibile una presenza umana stabile.

Illustrazione della Luna (Canva foto) - www.aerospacecue.it
Illustrazione della Luna (Canva foto) – www.aerospacecue.it

Cosa è stato scoperto?

Come riportato da Wired, la protagonista è Michèle Lavagna, professoressa e ingegnera aerospaziale del Politecnico di Milano, che ha messo a punto un processo per estrarre ossigeno dalla regolite lunare (la sabbia che ricopre il suolo del nostro satellite), e combinarlo con idrogeno per ottenere acqua. Il progetto, battezzato Oracle, è sostenuto dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), con l’obiettivo dichiarato di rendere l’autosufficienza lunare qualcosa di concreto e non più soltanto un’ipotesi teorica.

In laboratorio è già stato realizzato un prototipo funzionante, grande quanto due lavatrici messe una accanto all’altra. L’obiettivo ora è ambizioso: miniaturizzarlo fino alle dimensioni di una scatola da scarpe, così da poterlo spedire e installare direttamente sulla superficie lunare entro la fine di questo decennio.