“Dark dwarfs”: corpi celesti che ricevono energia dalla materia oscura e illuminano il loro ambiente tramite annichilazione delle WIMP.
Nell’immensità dell’universo, un elemento impercettibile ma costante unisce galassie e cluster stellari: si parla di materia oscura. Possiamo percepirne solo gli effetti gravitazionali, mentre la sua vera essenza è ancora uno dei principali misteri della cosmologia contemporanea.
Recentemente, una ricerca in fase di sviluppo suggerisce una nuova e sorprendente possibilità: questa sostanza enigmatica potrebbe non rimanere nascosta nel cosmo, ma potrebbe essere assorbita da stelle insolite, trasformandole in veri e propri tesori cosmici capaci di brillare senza ricorrere alla fusione nucleare.
La risposta risiede in particolari corpi celesti noti come “dark dwarfs”, proposti come una nuova categoria di oggetti stellari alimentati dal collasso della materia oscura stessa. Secondo un’indagine riportata da ANSA, queste stelle particolari — o fuorievie — si “illuminano” grazie all’interazione e annichilazione di particelle di materia oscura all’interno di esse, anziché attraverso i metodi tradizionali di fusione nucleare.
Questo genera una luce fioca ma duratura, potenzialmente identificabile, realizzabile solo in zone dell’universo dove la densità di materia oscura è alta, come nel cuore della nostra galassia.
La ricerca, pubblicata nella rivista Journal of Cosmology and Astroparticle Physics e riportata anche da ScienceDaily, ipotizza che alcuni brown dwarf — stelle fallite incapaci di sostenere il processo di fusione — possano afferrare particelle di materia oscura (WIMP), le quali, scontrandosi e annichilendo, liberano energia che impedisce al corpo celeste di raffreddarsi, permettendo così una luminosità costante. Questi oggetti sono definiti “dark dwarfs” e dovrebbero trovarsi nelle aree galattiche ricche di materia oscura, come il nucleo della Via Lattea.
Un segnale fondamentale per identificarle rispetto ai normali brown dwarf è la presenza di litio-7, un elemento troppo instabile nelle stelle ordinarie e rapidamente consumato. I dark dwarfs, al contrario, riuscirebbero a conservarlo, costituendo così una prova visibile della loro natura peculiare. Strumenti sofisticati come il James Webb Space Telescope (JWST) hanno già la capacità di esaminare quelle aree del cielo alla ricerca di queste stelle peculiari. Le lunghezze d’onda infrarosse del JWST sono in grado di rilevare oggetti come i dark dwarfs, specialmente se accompagnate da analisi spettroscopiche mirate a identificare il litio-7.
Parallelamente, stando alle fonti, le simulazioni di stelle “scure” formate nei primissimi momenti dell’universo, note come dark stars, suggeriscono che la materia oscura potrebbe aver persino alimentato alcune delle prime stelle cosmiche attraverso un tipo di combustione oscura piuttosto che nucleare. Anche se più speculative, queste teorie rafforzano la credibilità fisica dei dark dwarfs come nuovi scrigni cosmici nell’universo attuale.
Scoprire anche un solo dark dwarf rappresenterebbe una prova concreta dell’esistenza delle WIMP cambiando in modo radicale il nostro metodo di approccio all’astrofisica: come sottolineato da entrambe le fonti, il confronto delle densità con modelli ΛCDM indicata che la conferma di tali oggetti avrebbe un impatto significativo sulla cosmologia osservativa.