NASA, nonostante i problemi sogna ancora Marte | Pronti i paracaduti per lanciarsi alla conquista del Pianeta rosso

Marte e NASA (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Un nuovo passo compiuto da Washington verso la “conquista di Marte”? La comunità intera auspica di sì e la fiducia cresce
Raggiungere e conquistare il Pianeta Rosso rappresenterebbe un risultato altamente significativo per l’umanità intera, ancor prima che per la comunità astronomica e scientifica globale.
L’obiettivo messo in chiaro dalla NASA, la celebre agenzia governativa degli States, è quello di perseguire l’approdo di equipaggio su Marte entro il 2040, portando all’articolazione dei punti già fissati dall’ambizioso Programma Artemis.
A tentare di superare il già azzardato piano è un’azienda privata che si è rivelata capace di compiere comunque passi da gigante nel settore, a dispetto della sua indipendenza: stiamo ovviamente parlando di SpaceX.
L’obiettivo del suo CEO Elon Musk è quello di dare il via a missioni comprendenti equipaggio in carne ed ossa già a partire dal lustro che seguirà, malgrado le enormi sfide che già si preannunciano ardue da superare, a partire dalla sopravvivenza in un ambiente così ostico.
Sfide da risolvere
L’ingresso all’interno dell’atmosfera marziana rappresenta un passo significativo ma altamente ostico e rischioso per qualunque mezzo tenti di penetrarvi all’interno. Vi basti pensare che il rover Perseverance, spedito a perlustrare la superficie del Pianeta Rosso nel 2021, che vi effettuò l’ingresso raggiungendo una velocità approssimativamente vicina ai 20.000 km/h, si trovò costretto a chiamare in causa un paracadute possedente un diametro pari quasi a 20 metri, nonché uno spessore corrispondente a 0.076 millimetri, al fine di completare la complessa sfida, possibile soltanto ad un significativo sforzo da parte degli ingegneri NASA.
Il gonfiaggio del paracadute in un’atmosfera ostile come quella di Marte non avviene di certo come dovrebbe ordinariamente succedere planando verso il Pianeta Terra: la presenza di scie turbolente, di forze aerodinamiche corrispondenti all’incirca a 13.600 kg di peso e l’onda d’urto generata dal veicolo stesso sarebbero, infatti, figurati tra le variabili più allarmanti circa la compromissione dell’obiettivo nel suo completo, in quanto ipoteticamente capaci di deformare il tessuto.
Uno sguardo attento verso il futuro
Sebbene tutto si sia risolto per il verso giusto, l’agenzia governativa con sede a Washington D.C. è perfettamente conscia del fatto che qualsiasi altra missione verso il Pianeta dovrà inevitabilmente passare per le medesime sfide, che non è scontato vengano superate. Per questo gli esperti della NASA, e più nello specifico un ristretto team di scienziati, si trova correntemente al lavoro per aggiornare la tecnologia, in modo da accrescere l’affidabilità e la sicurezza dei futuri atterraggi.
Stiamo parlando del progetto denominato EPIC, acronimo che sta per Enhancing Parachutes by Instrumenting the Canopy, che ha trovato la propria articolazione in una serie di voli di prova andati in scena presso l’Armstrong Flight Research Center della NASA, sito in California. Tra le varie novità implementate, ad attirare subito l’occhio è inevitabilmente l’integrazione di innovativi sensori di deformazione, capaci di flettersi sul tessuto del paracadute; questi sono stati montati su una capsula, rilasciata a mezz’aria da un drone quadricottero, in modo da dispiegare il sistema e mostrarne l’affidabilità, garantendone la perfetta apertura e non producendo alcun tipo di alterazione circa il comportamento e l’efficienza dello stesso. Lo scrive NASA.gov.