Campi Flegrei, nel sottosuolo c’è qualcosa che emette suoni | I gas che contiene aiuteranno a evitare tragedie enormi

I Campi Flegrei (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Campi Flegrei, il sottosuolo vibra e racconta: interessanti indizi nascosti sotto la caldera, ecco cosa accade.
Nei Campi Flegrei, quell’area un po’ misteriosa e affascinante alle porte di Napoli, succede sempre qualcosa sotto i nostri piedi, anche se non ce ne accorgiamo. È una zona complicata, fragile, dove ogni piccola variazione può voler dire molto. Ma il punto è che non sempre queste variazioni si vedono. Spesso restano silenziose, sotterranee… eppure parlano, in un certo senso.
Il terreno lì si muove. A volte si solleva, altre si abbassa. Questo fenomeno si chiama bradisismo. Da fuori magari non lo noti, ma gli strumenti sì. E quello che registrano può essere un segnale importante, anche se sottile. Tipo quelle cose che capisci solo se le guardi con attenzione, un po’ come i segnali che manda una persona quando non sta bene, ma non te lo dice.
Negli ultimi anni, chi studia quest’area ha cominciato a concentrarsi su segnali meno “rumorosi”, ma potenzialmente più significativi. Non sono i soliti terremoti o i fumi che escono dalle fumarole. No, stavolta si parla di vibrazioni strane, frequenze che arrivano dal profondo, come se qualcosa sotto stesse… suonando, ecco. Suonando davvero. Come se il sottosuolo avesse una voce propria.
Questa idea — che certe zone sotterranee possano risuonare in risposta a terremoti o cambiamenti interni — non è del tutto nuova, ma qui da noi è una novità assoluta. Ed è proprio questa particolarità che ha acceso l’interesse dei ricercatori. Perché se si riesce a capire *cosa* vibra, *come* vibra e *perché*… beh, potremmo avere un nuovo modo per prevedere quello che potrebbe succedere.
Un segnale profondo che non si era mai rilevato prima
Secondo quanto riportato da Geopop, è stato un gruppo di ricercatori internazionali a scoprire questa cosa pazzesca. Hanno individuato, proprio sotto Solfatara e Pisciarelli, una frattura profonda circa 3,6 km, lunga 1 km e piena di gas o fluidi. E fin qui, ok. Ma il bello (o il preoccupante?) è che questa frattura… risuona da almeno sette anni ogni volta che passa un’onda sismica.
Il fenomeno si chiama “risonanza”. In pratica, ogni volta che c’è un terremoto, questa specie di crepa vibra con un suono bassissimo e molto prolungato — tipo una nota lunga di un contrabbasso, per capirci. Frequenza fissa, 0,114 Hz, da sette anni. E questo cosa vuol dire? Che la frattura è rimasta stabile, chiusa, piena. E che i gas lì dentro non stanno uscendo. Non è poco, considerando quanto può diventare pericoloso se la pressione continua a salire.
Una frattura che può fare la differenza
La frattura, tra l’altro, non è messa lì per caso. Sta in mezzo a uno strato roccioso poroso, che fa da serbatoio naturale per i fluidi magmatici. Ma sopra c’è un “tappo”, diciamo, di roccia impermeabile che non lascia sfogare nulla. Il risultato? La pressione cresce, il terreno si deforma e… la tensione aumenta. Sia nel sottosuolo che, onestamente, anche tra gli abitanti della zona.
Ma il punto più interessante è che questa frattura collega il sistema magmatico profondo con le faglie più superficiali. In pratica, mette in comunicazione due mondi che di solito si studiano separatamente. Quindi monitorarla può davvero cambiare il modo in cui si affronta la prevenzione. E vista la densità di popolazione sopra di essa, direi che — anzi, è chiaro che — tenere d’occhio quella “nota sotterranea” potrebbe essere una delle cose più importanti da fare adesso.