La Cina è pronta a costruire sulla Luna | Distrutta la concorrenza: ci riuscirà grazie al Sole

Astronauti sulla Luna (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
L’idea rivoluzionaria della Cina che, grazie al Sole, potrebbe cambiare per sempre il futuro delle missioni spaziali.
Oggi la corsa allo Spazio si gioca su un livello tutto nuovo, dove non basta più portare una bandiera e scattare una foto. Adesso si parla di costruire. Sì, vere strutture stabili, da usare come basi operative permanenti. E ovviamente chi arriva per primo, detta le regole.
Tra laboratori, agenzie spaziali e aziende private, la competizione è serrata. Non si tratta solo di conquista tecnologica, ma anche di strategia, geopolitica e… prestigio. L’idea che un giorno potremo camminare su una strada lunare (magari asfaltata?) non è più così assurda. Si stanno studiando materiali, soluzioni logistiche e nuove fonti di energia per rendere questo scenario più vicino del previsto.
Il problema è che trasportare materiali dalla Terra fino alla Luna costa un’enormità. Anzi, è proprio insostenibile. Quindi l’alternativa è semplice, almeno sulla carta: usare quello che c’è già lì. In pratica? Serve un modo per trasformare il “nulla” lunare in qualcosa di utile. E in questa sfida, l’ingegno umano sta davvero tirando fuori il meglio (o almeno ci prova).
E poi c’è lui, il Sole. Sempre lì, a illuminare silenziosamente ogni cosa. Una presenza costante nello spazio, eppure sottovalutata. Ma adesso qualcuno ha pensato di sfruttarlo in modo decisamente diverso dal solito. Non solo come energia per pannelli e batterie.
Una trovata che sembra uscita da un film
Come riporta Everyeye, un gruppo di scienziati in Cina, precisamente al Deep Space Exploration Laboratory di Hefei, ha messo a punto una tecnologia che ha dell’incredibile. L’idea è usare un grande specchio parabolico per raccogliere la luce solare e incanalarla, tramite fibre ottiche, in un punto preciso. Il risultato? Un fascio concentrato 3.000 volte più potente, capace di arrivare a 1.300 °C. Roba che fonde direttamente il terreno lunare. Questo terreno, chiamato regolite, è praticamente la “polvere” che ricopre tutta la superficie della Luna. Ed è proprio quella che, una volta fusa, viene trasformata in veri e propri blocchi.
Blocchi solidi, compatti, sagomati a seconda delle esigenze. E no, non serve neanche portare nulla dalla Terra. Funziona tutto là, in loco. Per capire se questi mattoni spaziali funzionano davvero, alcuni esemplari sono già stati mandati in orbita, a bordo della stazione Tiangong. L’obiettivo è testarli per almeno tre anni, esponendoli al vuoto spaziale, alle radiazioni e a sbalzi di temperatura assurdi. Se resistono, il progetto potrà fare un balzo in avanti davvero importante. Ma non finisce qui.
Robot, mattoni e niente più rifornimenti
L’idea infatti è molto più ambiziosa. Non si vuole solo creare muri e rifugi. Si parla di costruire intere basi abitabili, strade operative, piattaforme per i lanci, magari senza dover più spedire una vite dalla Terra. Yang Honglun, uno degli ingegneri capo del progetto, ha spiegato che il piano è quello di integrare questo sistema in processi totalmente automatizzati.
In parole povere? Robot autonomi che lavorano da soli, stampando e assemblando strutture direttamente sulla superficie lunare. Senza bisogno di equipaggiamenti esterni. Un’autonomia totale che potrebbe mettere la Cina in netto vantaggio rispetto agli altri, lasciando le altre agenzie spaziali a rincorrere.