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Asteroidi, questi cinque stanno terrorizzando gli astronomi | Partita la caccia: sono quasi invisibili

Impatto asteroidi

Impatto asteroidi (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Una lista ristretta ma estremamente preoccupante. Gli esperti li attenzionano con grande preoccupazione: potrebbe essere la fine da un momento all’altro

La Terra è da sempre minacciata da asteroidi presenti in orbita, i così detti Near Earth Object, ossia oggetti che compiono, per l’appunto, il proprio percorso in regioni fortemente ravvicinate al nostro Pianeta.

Vi basti pensare che, ormai 66 milioni di anni fa, la Terra è stata soggetta all’impatto in assoluto maggiore mai avvenuto nella storia, quando un asteroide possedente dimensioni analoghe addirittura a quelle di una città vi entrò in collisione.

Il risultato fu lo sprigionamento di un quantitativo di energia equiparabile esclusivamente alla detonazione di 72 trilioni di tonnellate di TNT, provocando un solco largo circa 180 chilometri nella porzione di terreno colpita. Parliamo dell’impatto di Chicxulub.

Questo evento prende il nome dalla località in cui avvenne, corrispondente all’odierna Penisola dello Yucatán, in Messico, e l’effetto in assoluto più distruttivo che lo stesso si rivelò capace di produrre fu niente meno che la scomparsa dei dinosauri appartenenti alla classe dei non aviani, oltre alla stragrande maggioranza delle specie terrestri.

Tutti con il fiato sospeso

Per questo, la NASA nel corso delle ultime stagioni si è mobilitata al fine di mettere in piedi un prolifico ed efficiente programma di previsione e prevenzione circa la possibilità che simili catastrofi riguardino il nostro Pianeta. In che modo? Attraverso la fondazione del CNEOS, Center for Near Earth Object Studies, un sistema di monitoraggio in grado di fornire informazioni determinanti circa le possibili orbite future di asteroidi, nonché il grado di rischio che gli stessi portano con sé. Nello specifico, durante i periodi più recenti sono stati cinque gli asteroidi ad aver attirato in maniera più allarmante l’attenzione degli studiosi.

A partire da Bennu, scoperto nel Settembre 1999, presentante circa 0,49 km di estensione e possedente una massa pari a 67 milioni di tonnellate metriche, il cui punto di maggiore avvicinamento alla Terra avverrà nel 2182, più precisamente il 24 Settembre, quando la percentuale di rischio di impatto lieviterà fino allo 0,037%. Passiamo, poi, a parlare di 29075, secondo per possibilità di rischio, inizialmente avvistato nel 1950 e poi tornato a mostrarsi soltanto mezzo secolo dopo. Contraddistinto da una massa equivalente a 71 tonnellate metriche e da dimensioni che raggiungono 1,3 km, la probabilità attualmente individuata di impatto risulta essere pari a 0,0029%, quando 16 Marzo 2880 raggiungerà il suo punto di massima vicinanza con il nostro Pianeta.

Asteroide Bennu
Asteroide Bennu (NASA foto) – www.aerospacecue.it

Orbite poco chiare e potenzialità spaventose

2023 TL4, invece, vanta dalla sua circa 0,33 km di estensione e oltre 43 milioni di tonnellate metriche di massa, con una possibilità dello 0,00055% di impattare con la Terra nella data del 10 Ottobre 2119: l’aspetto più allarmante è che, in caso di impatto, l’energia che andrebbe a rilasciare sarebbe equivalente soltanto ad una detonazione di addirittura 7,5 miliardi di tonnellate di TNT. 0,0000096% è invece la percentuale di rischio posseduta da 2007 FT3, la cui orbita, però, non appare ancora del tutto definita, e sul quale vale la pena tenere un occhio vigile prima che il 3 Marzo 2030 questa eventualità possa avverarsi.

Chiudiamo con il più “innocuo” tra quelli capaci di destare maggiori preoccupazioni, ossia 1979 XB, contraddistinto da un’orbita poco conosciuta per via dell’impossibilità di osservarlo per un periodo corrispondente a quarant’anni. La probabilità scende a 0,000055%  e il potenziale impatto è fissato alla data del 14 Dicembre 2113, con possibilità di collisione che andrebbe a generare il quantitativo di energia corrispondente soltanto alla detonazione di dinamite, equivalente a ben 30 miliardi di tonnellate. A scriverlo è LiveScience.