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Meteoriti, terremoti ed eventi catastrofici | Così è stata modificata la struttura del Pianeta: studiato fino al centro per capire come si è formato

Eventi catastrofici naturali

Eventi catastrofici naturali (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Catastrofi naturali: determinanti nelle modifiche del nostro Pianeta per come lo si conosce oggi. Quanto rivelato ha davvero dell’incredibile

L’uomo nel corso della storia ha da sempre dovuto fare i conti con fenomeni naturali imprevedibili e, sfortunatamente, troppo spesso impossibili da combattere o arginare, dovendovi soccombere senza possibilità di replica.

Si tratta di eventi a dir poco catastrofici, che hanno l’immediato effetto di provocare impatti devastanti e dannosi a intere comunità: cittadini, animali, infrastrutture, in ogni angolo delle città, nei casi più estremi.

Peggio quando ci soffermiamo sui danni potenziali che gli stessi sono in grado di provocare sul lungo periodo, con carestie, crisi economiche ed emergenze sanitarie ardue da fronteggiare, anche nelle zone più frequentemente colpite.

Infatti, le comunità che si trovano, ad esempio, in corrispondenza del punto di convergenza di due faglie, così come ai piedi di un vulcano, vengono attenzionate in maniera esaustiva e sono già “addestrate” in caso di evacuazione forzata, data la possibilità che una catastrofe naturale si abbatta proprio su di loro.

Processi ultramiliardari

Il lavoro svolto dal lander InSight della NASA ha permesso di rinvenire direttamente sul Pianeta Rosso dei frammenti presumibilmente risalenti a impatti colossali avvenuti sullo stesso territorio, databili a circa 4,5 miliardi di anni fa. Si sarebbe trattato di urti potenti a tal punto da rilasciare un quantitativo di energia complessivo capace addirittura di fondere alcune aree del mantello e della crosta planetaria.

Nonostante non sia possibile affermare con certezza l’evento che riguardò Marte all’epoca, ciò che resta chiaro e visibile ancora oggi sono i resti degli impatti stessi: si tratta di masse di roccia presentanti un diametro fino a 4 chilometri, che si trovano attualmente all’interno del mantello. Il processo di convenzione, tuttavia, non ha sortito l’effetto di rimescolanza del Pianeta, come sarebbe, invece, avvenuto sulla Terra.

Strati della Terra
Strati della Terra (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Un fenomeno unico

A fare chiarezza sul tema è il primo autore dello studio, Constantinos Charalambous dell’Imperial College di Londra, che afferma come soltanto nel caso di Marte gli scienziati si sono trovati in possibilità di osservare l’interno di un Pianeta, denotando la presenza di antichi frammenti in modo, di fatto, ricchissimo. Il contributo, come anticipato, è da attribuire significativamente al lander gestito dal JPL (Jet Propulsion Laboratory) della NASA, oggi non più in funzione, che atterrò sul Pianeta nel 2018, permettendo l’installazione del primo sismometro della storia, capace di registrare nel corso della durata complessiva della missione, ossia fino al 2022, ben 1.319 terremoti.

L’assenza di placche su Marte ha permesso all’interno del Pianeta di compiere un movimento sensibilmente rallentato, così da preservare le sue strutture, che sarebbero altrimenti andate incontro alla scomparsa, come avvenuto sulla Terra. L’assenza di un rimescolamento per il Pianeta, dunque, è facilmente comprensibile proprio grazie alla presenza di strutture preservatesi nel corso degli anni, ancora oggi perfettamente osservabili. A riportarlo è Focus.it.