Ultim’ora, i grandi monti ghiacciati italiani stanno diventando fiumi in piena | Il caldo mette a rischio tutti i paesi circostanti

Montagne e ghiacciai (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Le alte vette italiane si trasformano sotto l’effetto del caldo estremo, minacciando l’equilibrio dei territori circostanti.
C’è qualcosa che non torna quando guardi le nostre montagne, quelle grandi, ghiacciate, che da sempre sembravano immutabili e sicure. Oggi, invece, danno l’idea di essere in bilico. E non solo per chi le conosce da vicino.
La trasformazione è evidente anche a un occhio inesperto. Forme che cambiano, rumori nuovi, silenzi rotti da crolli. Un paesaggio che si sta riscrivendo a modo suo, sotto il peso – anzi, il calore – di estati sempre più infinite.
Le Alpi, soprattutto quelle del Nord, sono al centro di osservazioni continue. Non è più una questione di estetica: c’è una corsa a capire cosa sta succedendo davvero. Gli studiosi parlano di “dinamiche nuove” che spingono a rivedere tutto: i dati, i modelli, perfino le mappe.
Zone che un tempo erano fredde e protette ora si riscaldano, e questo cambia tutto. Dai flussi d’acqua alle abitudini degli animali, fino ai comportamenti del terreno. E poi ci sono le persone. Non solo gli alpinisti e le guide, ma anche chi vive nelle vallate, chi lavora nei rifugi, chi coltiva, chi semplicemente ama camminare.
Pericoli importanti
Per tutti loro, queste montagne stanno diventando qualcosa di diverso. Un tempo rifugio, oggi potenziale minaccia. Le certezze vacillano, e cresce l’urgenza di trovare soluzioni rapide. Bisogna capire come convivere con questo nuovo volto della montagna. A rendere tutto più complicato ci pensa anche il tempo, quello atmosferico. Negli ultimi anni, ma soprattutto quest’estate (anzi no, questo “non-fine-estate”), si è fatto notare con eventi sempre più estremi. Una combinazione pericolosa che mette a dura prova la tenuta dei ghiacciai e la sicurezza di chi li frequenta.
Secondo gli esperti, siamo davanti a un campanello d’allarme che non si può più ignorare. Serve un cambio di passo, subito. Bisogna ripensare i sentieri, rivedere gli ancoraggi, aggiornare le mappe dei rischi. Ma soprattutto, servono decisioni rapide e coordinate, perché il tempo – quello vero – sta già facendo la sua parte, senza aspettare.
Crolli a vista e segnali ignorati
L’estate 2025 ha fatto davvero sul serio. In montagna, sopra i 5000 metri, lo zero termico è diventato quasi un ospite fisso. Sì, hai capito bene: temperature positive anche sulle vette più alte. Un’anomalia? Più una nuova regola, a giudicare dalla frequenza con cui succede. Come riportato da MeteoWeb, il Monte Rosa ha cominciato a mostrare segni evidenti di sofferenza nei primi giorni di settembre. Dal Lago delle Locce, vicino al Rifugio Zamboni, sono stati osservati enormi distacchi glaciali. La causa? Una combinazione letale: caldo persistente, neve stagionale praticamente assente e il foehn, quel vento secco che scalda tutto in un attimo.
Il ghiaccio, esposto senza protezione, si è trovato così a sciogliersi molto più in fretta del previsto. E con lui, anche la stabilità dell’intera struttura. Basta guardare le immagini per rendersi conto della situazione: i ghiacciai stanno ritirandosi a vista d’occhio, e le lingue di ghiaccio diventano sempre più sottili. I seracchi – quei blocchi verticali di ghiaccio – si spezzano facilmente, scivolano, si rompono. Nei torrenti glaciali aumenta la quantità di detriti e sedimenti, e questo rischia di trasformare una semplice pioggia in un evento pericoloso.