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Piramidi, ora non è più un segreto | Dopo secoli hanno svelato l’arcano che ha scervellato tutti: ecco come è avvenuta la loro costruzione

Le Piramidi (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it

Le Piramidi (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it

Un mistero lungo millenni: nuove scoperte svelano come le piramidi d’Egitto potrebbero essere state costruite.

Le piramidi d’Egitto sono lì da migliaia di anni, immobili e misteriose. Hanno fatto scervellare chiunque, dagli studiosi agli appassionati, fino ai semplici viaggiatori incuriositi da quei colossi di pietra. Perché sì, tutti sappiamo che sono tombe monumentali, ma come siano state tirate su resta da sempre la domanda più affascinante. Mille ipotesi, poche certezze.

Il bello è proprio questo: la loro imponenza non basta a spiegare il magnetismo che esercitano. È l’alone di segreti che continua ad avvolgerle a renderle intriganti come nessun altro monumento al mondo. Archeologi e ricercatori hanno dedicato vite intere a capire in che modo fosse possibile un’impresa così colossale con strumenti, almeno in apparenza, rudimentali.

E così, tra calcoli ingegnosi e speculazioni quasi fantascientifiche, si è passati dal pensare a forze misteriose fino a ipotesi molto più concrete, legate a risorse naturali. Un puzzle immenso che non sembrava trovare incastro definitivo. Insomma, il mistero dell’ingegneria egizia è rimasto lì, intatto, a sfidare chiunque volesse affrontarlo.

La differenza, oggi, è che abbiamo a disposizione strumenti che gli studiosi del passato nemmeno potevano immaginare. Radar satellitari, analisi dei sedimenti, ricostruzioni digitali… roba che permette di andare letteralmente sotto la superficie del deserto. Ed è proprio con queste tecniche moderne che qualcuno ha deciso di guardare la questione da un’altra angolazione.

Tracce dimenticate nel deserto

Un gruppo di ricerca internazionale non si è concentrato solo sui monumenti, ma sull’ambiente che li circonda. Hanno incrociato foto satellitari, mappe antiche e indagini geofisiche per cercare segni nascosti nel terreno. L’idea era capire se, migliaia di anni fa, il paesaggio fosse molto diverso da quello che vediamo oggi.

E in effetti così sembra: tempeste di sabbia e siccità devastanti avrebbero completamente modificato il territorio, cancellando corsi d’acqua e lasciando dietro di sé un deserto che inganna l’occhio. Quelle tracce, invisibili per secoli, potevano nascondere un indizio decisivo. Un dettaglio in grado di cambiare tutta la prospettiva.

Piramidi egizie (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Piramidi egizie (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

La scoperta particolare

Il professor Eman Ghoneim, dell’Università della Carolina del Nord a Wilmington, insieme al suo team, ha identificato quello che un tempo era un ramo del Nilo oggi sepolto sotto la sabbia. Si chiama Ahramat, e correva per circa 64 km, con una larghezza che variava tra i 200 e i 700 metri.

Ed ecco il punto: lungo questo corso d’acqua sorgevano ben 31 piramidi, comprese quelle di Giza e Lisht. Secondo lo studio pubblicato su Communications Earth and Environment e riportato anche dalla BBC e da Passione Astronomia, proprio l’esistenza di quel fiume avrebbe permesso agli Egizi di spostare i blocchi giganteschi sfruttando la forza della corrente, senza affidarsi soltanto alla fatica degli uomini.