Quattro astronauti pronti a toccare la Luna | La NASA chiede aiuto ai cittadini: c’è bisogno di volontari per seguire i passi di questi eroi

Astronauti sulla Luna (Depsoitphotos foto) - www.aerospacecue.it
La NASA si appresta ad aggiungere un tassello fondamentale nel campo delle esplorazioni. Per farlo, chiede aiuto anche ai cittadini
Tra il 1969 e il 1972 la NASA si rivelò agli occhi del mondo intero come un’indubbia eccellenza nell’ambito delle spedizioni extraterrestri, portando a compimento sei differenti missioni che permisero all’uomo di raggiungere un obiettivo a dir poco significativo.
L’atterraggio sulla Luna, che ben dodici astronauti di nazionalità statunitense riuscirono a compiere, posando le proprie orme sul suolo lunare grazie allo sviluppo e ai perfetti risultati ottenuti nell’ambito delle missioni Apollo.
Un traguardo storico per l’umanità, del quale ancora oggi, giustamente, si narrano le vicende. Oltre che a livello puramente scientifico, la corretta resa della missione servì come gesto politico e propagandistico, per comprovare l’enorme potere posseduto dagli States nella società globale di allora.
Da allora, però, ossia da esattamente 53 anni, mai nessun’altra missione si è rivelata capace di sortire i medesimi effetti, malgrado la NASA sia correntemente allo studio affinché il primo uomo nel corso del XXI Secolo, così come la prima donna e il primo membro dell’equipaggio non bianco riescano a raggiungere la Luna.
Una curiosa richiesta
La NASA ha disposto la possibilità a chiunque possieda antenne e capacità di ricezione radio di seguire il viaggio dell’equipaggio della missione Artemis 2, che andrà in scena nel corso del 2026, intorno alla Luna. Ciò significa che chiunque, dalle agenzie spaziali straniere, passando per gli enti indipendenti, sino ad arrivare ai privati cittadini, potranno contribuire significativamente nel monitoraggio della missione, quando la capsula Orion, fulcro effettivo di Artemis 2, invierà segnali nel corso del percorso che condurrà nuovamente l’uomo nelle imminenti vicinanze del satellite, a distanza di oltre cinquant’anni dall’ultimo precedente.
Ciò significa che sistemi di controllo ufficialmente impiegati, quali il Near Space Network o il Deep Space Network, saranno sostituiti dai volontari, i quali dovranno assicurare il mantenimento delle comunicazioni principali, raccogliendo dati utili per il futuro sviluppo di un’infrastruttura nettamente più ampia, che sia capace di sostenere le missioni che andranno in scena di qui ai prossimi anni, incluse quelle che mirano al raggiungimento di Marte. Inoltre, si tratterà di una prova determinante per riuscire a comprendere in che modo il settore privato possa fornire supporto alla NASA.
Una missione dai connotati storici
Il responsabile del programma Space Communication and Navigation (SCAN), Kevin Coggins, ha definito lo svolgimento della missione Artemis 2, nonché la possibilità anche per i privati di fornire il proprio contributo, un reale passo in avanti verso il tanto discusso “commercial-first“, un particolare approccio che si basa proprio sulla possibilità che anche enti esterni supportino il Governo centrale e i suoi organi statali nello svolgimento di missioni che implicano un’importanza significativa per l’intera comunità.
E, a dirla tutta, tale concetto venne già messo in pratica nell’ambito dello svolgimento di Artemis 1, quando ben dieci distinte organizzazioni si cimentarono nel tentativo di ricezione del segnale inviato dalla navicella, gettando le basi per la realtà che ci si trova ad approfondire quest’oggi. Saranno quattro gli astronauti che prenderanno parte alla missione, vale a dire il comandante Reid Wiseman, il pilota Victor Glover, primo afroamericano a prendere parte ad una simile missione, e i due specialisti Jeremy Hansen, primo astronauta canadese, e Christina Koch, prima donna nella storia. I volti di un risultato realmente significativo, considerando che è dal 1972 che una missione con equipaggio a bordo non oltrepassa l’orbita terrestre. Lo scrive HDBlog.it.