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MARTE, la vita diventa sempre più una certezza | Quello che hanno appena scoperto entusiasma tutti: ora bisogna solo scovarla

Curiosity su Marte (NASA foto) - www.aerospacecue.it

Curiosity su Marte (NASA foto) - www.aerospacecue.it

Nuove ipotesi sul passato di Marte riaccendono il dibattito sull’abitabilità: un’indizio trovato da Curiosity cambia tutto.

Da un po’ di tempo a questa parte, Marte ha smesso di essere solo uno sfondo per romanzi di fantascienza. Ogni tanto salta fuori una scoperta che rimette tutto in discussione e accende nuove domande. I rover, i satelliti, le simulazioni al computer… tutto concorre a svelare – o almeno tentare di farlo – i misteri del Pianeta Rosso. E a quanto pare, le sorprese non sono ancora finite.

Il fatto è che, nonostante le sue temperature gelide e quell’atmosfera sottile che fa passare quasi tutto, Marte continua a mostrare indizi che lasciano spazio a scenari inaspettati. Non è (solo) questione di cercare, ma di capire se – in passato – ci siano state le condizioni giuste per ospitare qualcosa di vivo.

Una delle piste più interessanti è quella del suo clima di miliardi di anni fa. Non si sa con certezza se fosse davvero più mite o se avesse fiumi e mari veri e propri, però ci sono segnali sparsi che puntano in quella direzione. Il problema è collegare i puntini, capire cosa abbia davvero scaldato l’ambiente abbastanza da mantenere l’acqua liquida in superficie.

Tra le tante ipotesi, quella legata ai vulcani marziani sta guadagnando terreno. Ma non per le ragioni che uno si aspetterebbe. Non si parla solo di colate laviche o crateri giganti, ma di quello che i vulcani avrebbero rilasciato nell’aria. E qui le cose si fanno davvero interessanti.

Nuove ipotesi sul passato marziano

Secondo uno studio pubblicato su Science Advances e condotto dall’Università del Texas ad Austin, riportato da Tom’s Hardware, i vulcani marziani avrebbero emesso composti sulfurei ridotti, invece del classico biossido di zolfo. Tipo H2S o S2, tanto per capirci. Questi gas, molto più “potenti” a livello climatico, potrebbero aver generato un effetto serra capace di scaldare l’ambiente abbastanza da farci scorrere l’acqua.

E il bello è che questa teoria ha appena ricevuto una bella spinta in avanti grazie a una scoperta del rover Curiosity. Durante una normale attività di esplorazione – niente di troppo spettacolare all’apparenza – ha rotto una roccia e… sorpresa: dentro c’erano cristalli di zolfo puro. Una prova concreta che lo zolfo, in forma elementare, c’era davvero. E non poco. Le simulazioni suggeriscono che quei gas potrebbero aver creato ambienti simili ai nostri sistemi idrotermali, dove la vita, sulla Terra, ha trovato casa.

Suolo di Marte (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it
Suolo di Marte (Pixabay foto) – www.aerospacecue.it

Una scoperta che cambia prospettiva

I cristalli trovati da Curiosity sono la prima vera conferma sul campo di questo processo teorico. Secondo Chenguang Sun, che ha supervisionato la ricerca, l’emissione di S2 portava alla sua precipitazione come zolfo puro. Cioè: quello che prima era un’ipotesi ora ha un riscontro tangibile, e non è cosa da poco nel campo della planetologia.

Tutto questo porta a ripensare in modo radicale quanto fosse “vivibile” Marte nel suo passato. I composti sulfurei ridotti potrebbero aver fornito l’energia giusta per sostenere microrganismi semplici, ma attivi. E se ci aggiungiamo che le temperature potrebbero essere state ben più alte rispetto ai -80 gradi Fahrenheit di oggi, la possibilità di una vita microbica non sembra poi così fuori dal mondo. Ora i ricercatori vogliono approfondire il ruolo dei vulcani come serbatoi d’acqua e capire per quanto tempo quell’ambiente potrebbe aver retto.