Ultim’ora, Astronomi senza fiato | Hanno assistito impotenti ad un getto stellare senza precedenti: si studiano le conseguenze

Spettacolo unico nello spazio (NASA foto) - www.aerospacecue.it
Gli astronomi osservano un’enorme emissione cosmica ai margini della galassia: un evento mai documentato prima nella nostra storia.
Ci sono momenti in cui la scienza resta zitta. Non per mancanza di risposte, ma perché quello che si ha davanti è troppo… troppo nuovo, troppo grande, troppo fuori scala. È successo di nuovo: uno di quei casi in cui lo spazio ci parla all’improvviso, e noi possiamo solo ascoltare. O meglio, osservare. Perché le immagini che arrivano da lontano, stavolta, sono qualcosa che va oltre ogni previsione.
Gli scienziati, si sa, non si lasciano facilmente impressionare. Eppure, certe volte anche i più razionali rimangono senza parole. Non tanto per il “cosa”, quanto per il “come”. Ci sono fenomeni che, pur non essendo del tutto nuovi, si presentano con una potenza e una precisione tali da… da lasciare di stucco. È proprio in quei casi che la prudenza lascia spazio alla meraviglia.
Ora, non è che manchino strumenti o dati, eh. Anzi, la tecnologia moderna permette di spingersi davvero lontano, fino a zone che, fino a qualche decennio fa, erano letteralmente invisibili. Però una cosa è leggere numeri, un’altra è trovarsi davanti a qualcosa che non assomiglia a niente di già visto. Quando succede, anche gli scienziati fanno un passo indietro, rimettono in discussione certezze, e iniziano a farsi nuove domande.
Nel frattempo, nei laboratori e nelle università, c’è fermento. Non è solo curiosità, è l’urgenza di capire prima che il momento passi. Le osservazioni non aspettano: un dettaglio può cambiare tutto. Ed è proprio grazie a questa attenzione quasi maniacale per ogni anomalia che, a volte, la scienza fa i suoi salti in avanti. Ma ok, andiamo al punto.
La foto che ha fatto impazzire gli scienziati
Il telescopio spaziale James Webb — sì, ancora lui — ha scovato qualcosa di assurdo: un “super-jet” stellare che parte da una stella ancora in formazione, nelle profondità della nebulosa Sharpless 2-284. Il nome non dice molto, ma si trova a circa 15.000 anni luce da noi, ai margini della Via Lattea. La cosa pazzesca? Questo getto di plasma incandescente si estende per 8 anni luce. Praticamente il doppio della distanza tra il Sole e Alpha Centauri, che è già parecchio.
Come riporta Libero Tecnologia, si tratta di un’emissione rarissima. La stella che lo ha generato è circa dieci volte più massiccia del nostro Sole, e il jet si è formato lungo il suo asse di rotazione, spinto da campi magnetici potenti. Webb, con la sua capacità di vedere nell’infrarosso, è riuscito a “bucare” le nubi di polvere che di solito nascondono questi fenomeni. Quello che ha restituito è qualcosa di straordinariamente simmetrico, ordinato, potente. Ma non finisce qui.
C’è molto di più sotto la superficie
I dati raccolti da Webb sono stati poi confrontati con quelli del radiotelescopio ALMA, in Cile, e — sorpresa — è spuntato un secondo nucleo stellare nelle vicinanze. Più giovane, ancora più indietro nel suo percorso di formazione. Talmente all’inizio, in effetti, da non avere ancora un proprio getto di plasma. Ma il potenziale c’è.
E qui arriva il bello. Questo ammasso stellare in cui tutto ciò sta accadendo ha caratteristiche chimiche molto particolari: è povero di elementi pesanti, proprio come si pensa fosse l’universo primordiale. In pratica, stiamo guardando una zona che potrebbe funzionare da macchina del tempo: ci mostra come nascevano le stelle miliardi di anni fa. Gli scienziati, tra cui Yu Cheng e Jonathan Tan (citati nello studio pubblicato su The Astrophysical Journal), lo hanno definito un vero e proprio laboratorio cosmico. E a quanto pare, non hanno tutti i torti.