NAPOLI, ormai è ufficiale: vivere qui è diventato troppo pericoloso | Chi ci abita ha solo una soluzione: FUGGIRE

Napoli e problemi (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it
Tra passato glorioso e sfide moderne, Napoli vive un equilibrio sempre più fragile che mette alla prova chi la abita.
Chi conosce Napoli lo sa: non è una città come le altre. È un universo a parte, fatto di bellezza, rumore, disordine e poesia urbana. Ma chi ci vive davvero, ogni giorno, deve fare i conti con una realtà che spesso rasenta l’assurdo. Il fascino? Sempre presente, certo. Ma anche le difficoltà, quelle che non finiscono mai e che, anzi, sembrano moltiplicarsi col tempo.
Cammini nei vicoli del centro e hai l’impressione di essere dentro un museo a cielo aperto. Però poi ti fermi un attimo e ti rendi conto che ci sono tantissime problematiche. Un groviglio di cose e gente che si muove ogni giorno in spazi pensati per un altro mondo, un altro tempo.
Ma il punto è proprio questo: Napoli non si è mai davvero adattata alla modernità. O meglio, ci ha provato a modo suo, come ha potuto. Chi ci è nato, difficilmente la lascia. Ma sempre più spesso, il senso di frustrazione cresce. Perché restare significa amare, sì, ma anche sopportare. È un equilibrio precario, che si regge più sull’abitudine che sulla fiducia.
E forse è proprio questo il punto dolente: molti napoletani sembrano essersi rassegnati. Non è menefreghismo, è… sopravvivenza. Ci si arrangia, ci si adatta, si trova un modo. Sempre. Ma questa capacità, che in teoria sarebbe un punto di forza, finisce per diventare una trappola. Napoli ti lega, ma al tempo stesso ti consuma.
Problemi per le strade
Il problema principale, quello che tiene insieme un po’ tutto il resto, parte da un dato oggettivo: le strade del centro non ce la fanno più. Letteralmente. Il dottor Antonio Marfella, che ha firmato un durissimo intervento su Il Fatto Quotidiano, lo dice chiaramente: le auto di oggi sono troppo pesanti e troppo larghe. E le strade, be’, sono quelle di una volta. Risultato? Crolli, buche, pericoli continui. E zero soluzioni all’orizzonte.
Basta pensare che una Fiat 500 del ’79 pesava la metà di quella attuale. Mezzi sempre più grandi, mentre le vie restano larghe tre metri. Tre! E intanto, in città girano più di 553mila auto, con un carico sulle antiche pavimentazioni che supera di molto – anzi, tantissimo – quello che erano progettate per reggere. Il centro storico sta cedendo, letteralmente, sotto il peso della modernità. E nessuno sembra preoccuparsene abbastanza. Ma non finisce qui.
Una città dove la fuga non è più una metafora
Il quadro dipinto da Marfella è spaventoso, ma purtroppo reale. Napoli è diventata una giungla senza regole. Auto con targhe polacche (più di 35mila!), veicoli non assicurati, motorini ovunque. Molti incidenti non vengono nemmeno coperti, e nel frattempo le assicurazioni legali toccano cifre impensabili: quasi 1800 euro per una classe 14. E chi può… si arrangia, appunto.
E non è solo questione di traffico. L’aria è irrespirabile: le maxi navi da crociera restano accese anche in porto, perché mancano banchine elettrificate. Ogni giorno si respira biossido di azoto e kerosene, con una media di 4,5 morti al giorno legate all’inquinamento. Un dato terrificante, che però non smuove nessuno.