Allerta, i voli aerei non sono più sicuri | Le Compagnie pensano solo ad arricchirsi: i viaggiatori sono solo numeri
Aereo in volo e pericoli (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Le compagnie aeree inseguono i profitti, ma tra turni infiniti e contratti precari cresce il dubbio: volare è ancora davvero sicuro?
Negli ultimi tempi si parla tanto di voli economici, di offerte lampo e di viaggi a basso costo. Ma dietro queste promesse di libertà e leggerezza si nasconde qualcosa di più complesso. Il mondo dell’aviazione, oggi, sembra muoversi su un filo sottile: da un lato l’efficienza, dall’altro la sicurezza. E quando le compagnie iniziano a tirare troppo la corda… beh, qualcuno finisce per rimetterci.
Le logiche del profitto hanno preso il posto delle vecchie priorità. Ogni ritardo è un costo, ogni pausa un ostacolo, ogni lavoratore una voce nel bilancio. Così si moltiplicano i turni infiniti, i contratti “creativi” e quella sensazione — sempre più diffusa — che il sistema stia perdendo la bussola. È come se il viaggio perfetto, quello comodo e conveniente, avesse iniziato a pesare su chi lavora dietro le quinte.
Chi vola spesso lo nota poco: hostess sorridenti, piloti professionali, annunci rassicuranti. Ma dietro quel sorriso, dicono in molti, c’è stanchezza, pressione e un clima di silenzio. In tanti hanno paura di parlare, di segnalare un problema, di dire “oggi non ce la faccio”. Perché nel mondo del volo, sembra, chi si ferma rischia di sparire.
E intanto, i numeri cominciano a cambiare. Mentre gli incidenti nel lungo periodo sono calati, il 2025 ha fatto segnare un’inversione preoccupante. Troppi casi, troppi allarmi. Gli esperti parlano di un campanello d’allarme che non si può ignorare. Forse la tecnologia non basta più: la sicurezza dipende anche da chi, ogni giorno, sale su un aereo per farlo volare.
Quando il profitto prende il controllo
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Ghent ha deciso di scavare a fondo nella questione, come riporta Fanpage.it. Il loro studio — finanziato anche dalla Commissione Europea — racconta qualcosa che in molti sospettavano da tempo: il guadagno è diventato la vera bussola del settore, e a farne le spese sono proprio i lavoratori dell’aria.
Lo studio, “UGent 2.0 – Evolving Social Challenges for Aircrew and the Need for Regulatory Response”, ha raccolto testimonianze di oltre 7.000 persone tra piloti, assistenti di volo e personale di bordo. Ne è uscito un ritratto inquietante: stress crescente, contratti precari, paura di parlare. Molti non segnalano la stanchezza per timore di perdere il posto, altri confessano di aver smesso di fidarsi delle procedure interne.

Numeri che fanno riflettere
C’è chi dice che il problema non sia nuovo, ma i dati del 2025 lo rendono difficile da ignorare. Quasi metà degli intervistati ammette di non dichiarare malesseri o problemi di salute, e un buon 40% sostiene che il proprio contratto influenzi le decisioni di sicurezza. Gli studiosi Yves Jorens e Lien Valcke, che hanno firmato la ricerca, parlano di un settore in bilico tra modernità e logoramento.
Un altro dettaglio che fa discutere: sempre più spesso l’equipaggio è obbligato a vendere profumi, alcolici e gadget durante il volo. Un compito che nulla ha a che vedere con la sicurezza, ma che rende bene in termini di incassi. “Il problema – spiegano gli esperti – è che così si perde di vista la vera missione di chi lavora a bordo.”
