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Starship decolla e atterra con precisione: nuovo traguardo SpaceX in vista delle missioni lunari

Illustrazione dello Starship (Wikimedia Commons Steve Jurvetson FOTO) - aerospacecue.it

Illustrazione dello Starship (Wikimedia Commons Steve Jurvetson FOTO) - aerospacecue.it

SpaceX raggiunge un nuovo traguardo, e ciò è importante proprio per le prossime missioni. Il decollo e l’atterraggio sono stati ottimi!

C’è qualcosa di profondamente simbolico nel veder partire un razzo per l’ultima volta, sapendo che quella versione non volerà più. Il 13 ottobre 2025, dal complesso di lancio di Starbase, Texas, la Starship di SpaceX ha completato con successo il suo undicesimo volo di prova, l’ultimo per la seconda generazione della navicella e per il primo modello di Super Heavy booster. Un test impeccabile, dicono da SpaceX e attraverso un comunicato ufficiale, che ha raggiunto tutti gli obiettivi principali previsti per questa fase del programma.

Questa missione, a metà tra un addio e un nuovo inizio, è stata anche l’ultima partenza dalla configurazione attuale della rampa di lancio Pad 1, destinata ora a un importante aggiornamento per ospitare la prossima generazione di veicoli. È curioso pensare che un colosso di acciaio e propulsione da 120 metri possa diventare “vecchio” nel giro di pochi test, ma è proprio questo il ritmo dell’innovazione spaziale.

La giornata si è aperta con il rombo dei 33 motori Raptor accesi in perfetta sincronia. Pochi secondi dopo, il razzo ha lasciato la piattaforma e ha puntato deciso verso il cielo texano, attraversando le nubi sopra il Golfo del Messico. A bordo, una manciata di simulazioni di satelliti Starlink e, soprattutto, una serie di sensori pronti a raccogliere dati preziosi per le prossime missioni.

Starship ha mostrato tutta la sua versatilità, portando a termine un’accensione orbitale di un motore e testando una manovra di rientro che anticipa ciò che un giorno faranno i voli diretti verso la Luna e Marte.

Un lancio perfettamente coreografato

Il volo è iniziato alle 18:23 ora locale. Dopo la separazione dei due stadi, il Super Heavy ha completato la sua manovra di ritorno verso un’area di ammaraggio prestabilita, al largo della costa del Texas. Dodici dei tredici motori previsti si sono riaccesi durante il “boostback burn”, mentre il tredicesimo ha ripreso vita solo nella fase finale, contribuendo a una spinta ad alta potenza che ha permesso un atterraggio morbido sull’acqua.

Secondo SpaceX, questo schema di accensione sarà la base operativa per i booster di nuova generazione, con tredici motori iniziali e cinque attivi nella fase di frenata finale per garantire maggiore controllo e ridondanza. Il booster non solo ha rispettato la traiettoria, ma ha anche testato una nuova strategia di atterraggio, restando sospeso per alcuni istanti sopra la superficie prima di spegnere i motori e tuffarsi nel Golfo.

Illustrazione del razzo della SpaceX (Canva FOTO) - aerospacecue.it
Illustrazione del razzo della SpaceX (Canva FOTO) – aerospacecue.it

Dati, esperimenti e uno sguardo al futuro

La parte alta del razzo, Starship Ship 38, ha proseguito la missione fino a completare la combustione principale, raggiungendo la velocità e la traiettoria previste. Durante il volo ha rilasciato otto simulatori di satelliti Starlink, dimostrando che anche in modalità test la navicella può gestire carichi multipli. Poco dopo, ha eseguito con successo il terzo riavvio in orbita di un motore Raptor, una prova chiave per i futuri rientri e per eventuali accensioni deorbitanti nelle missioni lunari o marziane.

Il rientro nell’atmosfera è stato uno spettacolo di plasma e precisione. La Starship ha deliberatamente stressato il suo scudo termico, rimuovendo alcune piastrelle protettive per testare le zone più vulnerabili. Nella fase finale, ha eseguito una manovra di banking dinamico, simulando la traiettoria che i futuri veicoli seguiranno quando torneranno a Starbase. Infine, ha guidato il rientro con le sue quattro pinne aerodinamiche, completando un perfetto “flip” di atterraggio e un dolce ammaraggio nell’Oceano Indiano, a più di 66 minuti dal decollo.