La “Cometa Pompiere” è completamente diversa da quelle viste fino ad ora | Scienziati in balia delle onde: sembra un idrante

Cometa in prossimità della Terra (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it
Nessuno scienziato aveva mai avuto a che fare con un simile oggetto celeste fino ad ora. I suoi connotati sono unici
Le comete appaiono generalmente costituite da materiali quali ghiaccio, rocce e polveri. Parliamo di alcune delle dimostrazioni, delle prove tangibili, più antiche che l’Universo sia capace di porre davanti ai nostri occhi.
Si tratta di resti primordiali, risalenti a circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il Sistema che ospita la nostra Terra si trovava nel pieno della sua formazione. La loro provenienza, infatti, risulta corrispondere ad alcune delle regioni più remote e isolate del Sistema Solare.
Le loro orbite particolarmente ellittiche conducono le comete in una posizione spesso ravvicinata alla stella madre dell’intero Sistema, ossia il Sole, dandoci la possibilità di osservare la coda luminosa che contraddistingue questi oggetti.
A tal proposito, vi siete mai chiesti come questo peculiare elemento abbia origine? Tutto parte dal processo di sublimazione del ghiaccio, che si trasforma in gas fino a formare la chioma. Successivamente, i venti solari spingono sia il gas, sia le polveri, fino a dare vita alla coda, la cui direzione è sempre opposta al Sole.
Un’impressionante scoperta
La Cometa 3I/Atlas è stata la terza cometa interstellare ad essere mai stata individuata. Tra le sue caratteristiche, a lungo attenzionate, è emersa anche la presenza di emissioni di idrossile, gruppo chimico identificato come vera e propria traccia ultravioletta da parte dei telescopi spaziali. Scoprirne la presenza è stato possibile, come descritto all’interno di uno studio che ha trovato pubblicazione su The Astrophysical Journal Letters, grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori provenienti dalla Auburn University, i quali hanno impiegato a proprio favore il Neil Gehrels Swift Observatory della NASA.
Sarebbe stato, di fatto, impossibile procedere in assenza di un simile strumento, data la lunghezza d’onda significativa che separa la Terra dalla cometa, la quale subisce, peraltro, un vero e proprio schermaggio da parte dell’atmosfera. Ma questo telescopio, lungo circa 30 centimetri e totalmente libero dalle interferenze che possono ostacolare l’operato dei telescopi terrestri, ha permesso di studiare la cometa nel giro di poche settimane, appena dopo averla identificata per la primissima volta.
Possibilità raramente considerate
Il fisico e collaboratore della ricerca Dennis Bodewits, della Auburn University, ha affermato che quando una cometa presenta dell‘acqua questa rappresenta una sorta di messaggio proveniente da un sistema planetario diverso dal nostro, confermando la già diffusa ipotesi che le condizioni ideali per favorire lo sviluppo della vita non si limitino esclusivamente al Pianeta Terra, aprendo scenari realmente intriganti.
La produzione di OH all’interno della cometa, a seguito del confronto effettuato con molteplici dati raccolti, sembrerebbe aver avuto inizio già ad una distanza corrispondente a oltre tre volte quella che intercorre tra il Sole e la Terra: si ipotizza, perciò, che questo processo sia cominciato in una regione le cui temperature non risultano essere sufficienti nel merito della produzione di ghiaccio e della sua sublimazione. Eppure, la perdita di acqua con un incessante ritmo corrispondente a 40 chili al secondo, al pari di un idrante alla massima potenza, come segnalato dagli esperti stessi, è valso a 3I/Atlas il per nulla casuale soprannome di “cometa pompiere“. A scriverlo è un articolo pubblicato su Wired.