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Campi Flegrei, la superficie è molto debole | Risalita di magma imminente: preoccupazione ai massimi livelli

Grande allarme nell'area flegrea

Grande allarme nell'area flegrea (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Questa caratteristica non era mai emersa prima d’ora: per qualcuno si tratta di un elemento di grave preoccupazione. Come ha reagito la comunità scientifica?

Nella zona occidentale del Comune di Napoli, a cavallo tra i territori comunali di Bacoli, Pozzuoli e Quarto, sorge l’area vulcanica dei Campi Flegrei, caldera attiva caratterizzata da un’incessante attività vulcanica sotterranea, nonché da numerosi fenomeni correlati.

La sua origine è da attribuirsi al collasso di un super vulcano attivo, che ha condotto all’origine di una depressione di vastissime dimensioni, nota in gergo tecnico, per l’appunto, come caldera, distinguendosi dai classici vulcani.

Rispetto al noto, peraltro vicino, Vesuvio, i Campi Flegrei presentano decine di crateri e bocche eruttive, come abbiamo avuto modo di accennare tutt’altro che spenti o quiescenti, meritando approfondimenti mirati e costanti da parte dell’INGV.

Il motivo per cui la potenzialità eruttiva dell’intera area preoccupa e non poco gli esperti è da ricercarsi anche nel fatto che questa zona della Campania risulta possedere una delle densità abitative più elevate dell’intero Stivale: si stima, infatti, che più di 500.000 cittadini risiedano in sua corrispondenza.

Cosa è stato scoperto?

Come riportato da Vesuvio Live, proprio i Campi Flegrei sono stati riguardati da un recente studio, indispensabile nel rilevare uno specifico strato della caldera che potrebbe potenzialmente rivelarsi capace di influenzare l’attività sismica dell’intera area, oltre a fenomeni collaterali ma egualmente cruciali, quali la risalita di magma.

Si tratterebbe di uno “strato debole“, come esposto all’interno della ricerca recentemente presentata a Padova, in occasione del Congresso Nazionale Congiunto della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia e Società Geologica Italiana, quando il gruppo di esperti che si è occupato della ricerca ha illustrato, a favore dell’intera comunità, lo svolgimento di un effettivo studio multidisciplinare, che è partito con l’analisi della struttura delle rocce crostali della caldera, raggiungendo addirittura i 4 chilometri di profondità.

Area sotterranea dei Campi Flegrei
Area sotterranea dei Campi Flegrei (INGV foto) – www.aerospacecue.it

Le potenziali future implicazioni

Attraverso la combinazione di scale differenti, nonché l’accoppiamento di differenti ed innovativi modelli di analisi in laboratorio, è stato possibile rilevare strati costali parsi meno resistenti e più permeabili rispetto a quanto fosse precedentemente previsto. Ciò è avvenuto a partire da una profondità corrispondente a circa 2,5 km, dove i frammenti rocciosi prelevati da un pozzo geotermico sono stati prelevati, per poi essere soggetti ad approfondimenti in laboratorio.

Il primo autore dello studio Gianmarco Buono, ricercatore dell’INGV, ha dichiarato: “Le simulazioni numeriche che abbiamo effettuato indicano che numerose intrusioni magmatiche si siano arrestate in questa zona crostale, contribuendo progressivamente al suo indebolimento“. La presenza di questo strato più debole nelle profondità della crosta flegrea potrà essere utilizzato dai ricercatori come spunto interessante dal quale partire per approfondire il fenomeno del bradisismo, il quale a sua volta può rivelarsi in grado di favorire l’accumulo di fluidi magmatici in profondità, fino a generare vere e proprie sovrapressioni nel corso dei periodi di crisi bradisismiche.