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Meglio non incontrare mai gli Alieni che abitano su Marte | Sono resistentissimi: non vengono sconfitti nemmen dalle radiazoni

Alieni su Marte

Alieni su Marte (Canva-Freepik foto) - www.aerospacecue.it

Non in molti se lo sarebbero aspettato: si sono rivelati estremamente resistenti, propensi all’adattamento e potenziali colonizzatori

Ciascun essere umano conserva un proprio pensiero e una propria ragionata concezione circa l’esistenza di forme di vita extraterrestri, nonché sull’aspetto che gli stessi potrebbero possedere, le loro caratteristiche fisiche, le affinità e le differenze con il corpo umano.

Chiaramente, a influire su questo aspetto, c’è sicuramente la cultura nella quale ciascuno di noi cresce e si forma, nonché il periodo storico. Perché è dal tempo degli antichi Greci, prima, e dei Romani, poi, che gli uomini sono fortemente convinti dell’esistenza di altri esempi di vita su mondi diversi dal Globo.

Ma è stato, soprattutto, a partire dalla grande epoca delle scoperte astronomiche, databile a partire dal XIX Secolo, che gli altri abitanti del Sistema Solare o delle aree più remote dell’Universo hanno cominciato a prendere forma concretamente.

Se oggi tutti, o la maggior parte, di noi sono abituati ad intendere un essere extraterrestre caratterizzato da dimensioni inferiori rispetto a quelle di un essere umano adulto, con una pelle che varia di colorito tra il verde e il grigio, con una testa allungata e prominente e con grandi occhi neri, lo dobbiamo soprattutto alle opere illustrate del primo ‘900.

Svolta totale nell’adattamento “marziano”

Un gruppo di ricercatori, il cui studio è stato successivamente pubblicato sulla rivisita IMA Fungus, si sono trovati faccia a faccia con una forma di vita estremamente resistente, potenzialmente capace addirittura di sopravvivere alle condizioni estreme che caratterizzano Marte. Si tratta di due specie di licheni, ossia la Cetraria Aculeata e il Diploschistes Muscorum, sottoposti ad un livello di radiazioni ionizzanti corrispondenti a quelle che si riuscirebbero ad assorbire nel corso di un intero anno trascorso sul Pianeta Rosso.

Parliamo di una caratteristica che riguarda strettamente la vita su Marte e che per via dell’enorme danno che è capace di creare rappresenta un elemento di seria preoccupazione dal punto di vista degli astronauti e della comunità aerospaziale in generale, poiché la presenza di radiazioni viene inquadrata come un ostacolo alla vivibilità futura del Pianeta. All’interno della ricerca viene spiegato come si sia riusciti ad evidenziare una relazione definita simbiotica tra funghi e le alghe, che permetteva proprio ai licheni di rimanere attivi sotto il punto di vista metabolico, pur in presenza di condizioni sfavorevoli al verificarsi di determinati processi biologici, il tutto senza poter fruire della luce, nemmeno artificiale, e sottoposti a scariche continue di radiazioni X.

Diploschistes Muscorum
Diploschistes Muscorum (Lichens Marins foto) – www.aerospacecue.it

Capacità sorprendenti

Ma proprio questi risultati sono stati capaci di fornire una speranza, prima di allora a dir poco impossibile da tenere in considerazione, circa la sopravvivenza della colonia di licheni. Il primo autore della ricerca Kaja Skubała dell’Università Jagellonica di Cracovia ha affermato che questo studio sia stato il primo in assoluto a concentrarsi sul metabolismo e sulla sua reazione in simbiosi con i licheni, registrando il procedimento dell’attività anche in un ambiente quantomeno ostile.

In particolare, il protagonista effettivo è stato il Diploschistes Muscorum, capace di attivare meccanismi di difesa efficacemente. Una serie di risvolti senza dubbio capaci di ampliare le conoscenze e la comprensione dei ricercatori circa i processi biologici che possono andare di scena in simili circostanze, con organismi idratati in grado di rispondere alle radiazioni ionizzanti. Un’importante apertura alla capacità degli stessi di colonizzare anche ambienti differenti dalla Terra. A rivelarlo è un articolo del Sun.