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Uranio e Nettuno non sarebbero “giganti di ghiaccio”: la nuova ipotesi degli scienziati

Urano Nettuno

Qui il ghiaccio non c'entra (canva.com) - www.aerospacecue.it

Come riporta Space.com un nuovo studio ribalterebbe totalmente quello che pensiamo di Urano e Nettuno. Ecco perché.

Per molto tempo abbiamo conosciuto Urano e Nettuno come i “giganti di ghiaccio”, poiché gli studi suggerivano che la loro composizione interna fosse principalmente a base di miscele di acqua, ammoniaca e vari composti ghiacciati.

Tuttavia, riporta Space.com, un’indagine recente sovverte del tutto la nostra conoscenza di ciò che avviene all’interno di questi pianeti, indicandone la sua limitatezza.

Come avremo modo di esplorare, la difficoltà di classificazione che abbiamo con Urano e Nettuno risiede nel fatto che disponiamo di pochissimi dati.

Come precisa Space.com, a differenza di Giove e Saturno, oggetto di missioni come quelle della sonda Cassini e della navetta spaziale Juno, questi due non vengono osservati sin dai tempi della missione Voyager 2, avvenuta più di 30 anni fa.

Un modello “casuale”

Secondo la fonte, per analizzare la composizione interna di questi pianeti, dovremmo affidarci ad indizi indiretti, come i loro campi magnetici, l’analisi delle caratteristiche della loro atmosfera superficiale e le variazioni nelle loro orbite lunari. Per decenni, infatti, le teorie sulla formazione del Sistema Solare avevano stabilito che le aree esterne ad esso fossero costituite prevalentemente da molecole d’acqua e ghiaccio di ammoniaca (da cui il soprannome).

Tuttavia, un nuovo studio di prossima pubblicazione su Astronomy and Astrophysics avrebbe intrapreso un approccio completamente differente: in questo senso, gli autori hanno creato una serie di modelli casuali riguardo la composizione interna di Urano e Nettuno. Successivamente, hanno confrontato questi modelli con un insieme di dati osservativi, generando un database di tutte le progettazioni possibilmente compatibili con le osservazioni. Secondo lo studio, ogni pianeta contiene meno di un quarto di idrogeno ed elio, il che è in linea con le suddette teorie di formazione del Sistema Solare e delle densità planetarie. Inoltre, i modelli hanno generato strati di materiali dotati di conducibilità elettrica, capaci di giustificare i campi magnetici di Urano e Nettuno.

Immagini di Hubble e Webb Urano Nettuno
Immagini di Hubble e Webb (credits: NASA) – www.aerospacecue.it

Una proporzione inaspettata

Secondo lo studio, la proporzione tra roccia e acqua per Urano varia significativamente, partendo da un valore minimo di 0,04, il che suggerisce che il pianeta sia quasi totalmente formato d’acqua, fino a 3,92, ovvero il contrario. Nettuno, dal canto suo, potrebbe racchiudere fino a cinque volte più acqua rispetto alla roccia, arrivando addirittura al doppio della proporzione rocciosa rispetto a quella liquida. Se ciò fosse vero, il termine “giganti di ghiaccio” potrebbe di conseguenza non essere appropriato per descrivere questi pianeti.

La maggior parte della loro massa potrebbe essere costituita principalmente da roccia, nonostante siano molto più piccoli rispetto ai “giganti rocciosi”, cioè Giove e Saturno. Se questa concezione fosse valida, secondo Space.com, potrebbe mettere in discussione le teorie attuali, in quanto dovremmo trovare un modo per immettere una sufficiente quantità di materiale roccioso nel Sistema Solare esterno affinché si accumuli su entrambi questi pianeti.