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Vita nello spazio? Le eruzioni solari potrebbero essere la scintilla iniziale, secondo i ricercatori

È stata registrata per la prima volta l’espulsione di una massa coronale integrale su una stella giovane simile al Sole! 

Per la prima volta, secondo Space.com, gli astrofisici hanno registrato un’espulsione integrale di massa coronale (nota in inglese come CME) su una stella che, udite udite, non è il Sole!

La ricerca, pubblicata sul Nature Astronomy e guidata da Kosuke Namekata dell’Università di Kyoto, offre nuove intuizioni sull’origine della vita nell’universo.

Secondo gli scienziati, le stelle giovani presentano in generale una turbolenza notevolmente maggiore rispetto alle loro controparti più mature.

Durante i suoi primi anni, anche il nostro Sole ha sperimentato forti tempeste magnetiche ed espulsioni molto più potenti e frequenti rispetto a quelli attuali. Tuttavia, fino ad ora, nessuno aveva mai osservato direttamente una stella giovane in questa fase!

Un’osservazione speciale

Secondo Space, un CME avviene quando le linee del campo magnetico di una stella si rompono e si ricollegano, liberando una grande quantità di energia tramite una gigantesca nube di plasma dalla corona. Per osservare un evento simile, il gruppo di Namekata ha focalizzato la propria attenzione sulla stella EK Draconis,  a 112 anni luce dalla Terra nella costellazione del Drago. Questa è considerata una versione giovane del nostro Sole, con un’età stimata tra 50 e 125 milioni di anni e caratteristiche stellari condivise.

Siamo rimasti ispirati dalla questione su come l’attività tumultuosa del giovane Sole possa aver avuto un effetto sulla Terra primordiale”, ha affermato Namekata. “Unendo osservazioni spaziali e sul campo in Giappone, Corea e Stati Uniti, siamo riusciti a ricostruire ciò che potrebbe essere avvenuto miliardi di anni fa nel nostro sistema solare. ” Il team ha utilizzato, in contemporanea, il telescopio Hubble, il satellite TESS della NASA e tre telescopi a terra situati in Giappone e Corea. Hubble ha analizzato la stella nell’ultravioletto, registrando le componenti ad alta energia della CME; i telescopi terrestri hanno invece esaminato il plasma più fresco attraverso la radiazione H-alfa, mentre TESS ha seguito l’innalzamento della luminosità associato al brillamento.

Un dettaglio dello studio (Namekata, K., France, K., Chae, J. et al.) – www.aerospacecue.it

Un possibile precedente

Le osservazioni hanno rivelato una nube di plasma caldo, con una temperatura di circa 100. 000 kelvin, espulsa a una velocità variabile tra 300 e 550 chilometri al secondo. Dopo circa dieci minuti, è stata osservata una seconda espulsione di gas più freddo, a 10. 000 kelvin e a una velocità di 70 km/s. Le due fasi – una calda e rapida, l’altra più fredda e lenta – rappresentano i due momenti di un unico evento.

La porzione più “energetica” della CME ha rilasciato abbastanza energia da innescare reazioni chimiche nell’atmosfera di un pianeta vicino, sviluppando gas serra capaci di riscaldarlo e frammentando molecole che, riformandosi, potrebbero dare origine a composti organici complessi. Attualmente, non è stato trovato alcun pianeta attorno a EK Draconis, ma si pensa che ci sia una nana rossa associata. Ciononostante, secondo le fonti, l’osservazione effettuata regala un’opportunità speciale per comprendere in che modo le stelle in fase giovanile possano influenzare lo sviluppo dei pianeti che le orbitano.