Il prossimo passo che Pechino è intenzionata a compiere stupirà l’intera comunità. Mai un progetto così ambizioso
Il Sole è imprescindibile per garantire alle forme di vita che popolano la Terra di proseguire la propria sopravvivenza, dato che in assenza della nostra stella madre qualunque essere vivente, dall’uomo, alle piante, passando per gli animali, non potrebbe esistere.
Il luce e il calore sono infatti fondamentali nel mantenimento di una temperatura terrestre adeguata allo sviluppo e alla sopravvivenza delle specie: in caso contrario, infatti, l’eccessiva oscurità e gelidezza del Pianeta comprometterebbero seriamente queste due fasi vitali.
Tutti i processi che permettono ai vegetali di procacciarsi nutrimento in autonomia, nonché ossigeno, vengono regolati dalla presenza di luce solare, che permette la fotosintesi clorofilliana e favorisce il mantenimento in integrità dell’intera catena alimentare.
Anche l’alternarsi delle stagioni e il ciclo continuo che fa sì che giorno e notte intercorrano è merito diretto dell’energia solare, che procede anche a riscaldare l’atmosfera e a gestire la regolarità dei flussi e delle masse d’acqua.
La Cina si trova correntemente impegnata nello sviluppo di un nuovo materiale capace di massimizzare la stabilità e la potenza di una serie di magneti da impiegare nel processo di fusione nucleare. Un passo significativo che sblocca, indirettamente, una nuova era in termini di ricerca, mirando con decisione ad un ambiziosissimo progetto già presentato da qualche tempo: la creazione di un “Sole artificiale“.
E’ stato un team di studiosi proveniente dall’Istituto di Ricerca sui Metalli dell’Accademia Cinese delle Scienze ad annunciare di esser stati capaci di creare una versione migliorata del Hastelloy C276, substrato metallico che, sino ad ora, Pechino era stata costretta ad importante dall’estero. Il suo utilizzo saprà rivelarsi d’importanza cruciale nell’ambito della costruzione dei super magneti, come menzionavamo in precedenza, correlati al reattore sperimentale BEST, acronimo che indica il Burning Plasma Experimental Superconducting Tokamak.
Di cosa si tratta? Di un programma che mira alla costruzione del primissimo impianto nella storia globale che risulti in grado di produrre energia elettrica sfruttando l’opportunità rappresentata dalla fusione controllata. Ma perché il substrato, indiscusso protagonista del progetto, è così importante? A definirlo è un comunicato ufficiale diffuso niente meno che dallo stesso IMR, nel quale è possibile comprendere come il materiale possieda livelli di impurità di carbonio, zolfo e ossigeno inferiori rispetto agli speculari esempi d’importazione straniera.
Il nastro metallico, frutto del lavoro meticoloso di un gruppo di scienziati cinesi, possiede una lunghezza pari a 2.000 metri, a fronte di uno spessore corrispondente appena a 0,046 millimetri: in caso di raffreddamento con azoto liquido, lo stesso potrebbe rivelarsi capace di raggiungere una resistenza alla trazione che supererebbe, addirittura, i 1.900 megapascal, rivelandosi potenzialmente capace di sostenere un peso monstre, fino a circa 190 tonnellate. A riportarlo è il Global Times.