“Vitalità marziana”: Nasa, i dati dei frammenti di Marte risolvono il mistero, individuati movimenti in profondità
Il pianeta Marte (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Una scoperta senza precedenti rivela cosa si nasconde sotto la superficie di Marte, rimasto intatto per miliardi di anni.
Per anni abbiamo fissato Marte come si guarda qualcosa di familiare e distante allo stesso tempo. Un vicino di casa con un passato tutto da scoprire. Abbiamo mandato sonde, robot, strumenti di ogni tipo, raccogliendo dati su dati… ma sempre, o quasi, dalla superficie. Il vero mistero – quello che si nasconde sotto – sembrava irraggiungibile. E invece qualcosa, anzi molto, stava aspettando lì sotto, fermo da miliardi di anni.
La difficoltà non è solo nel “come” arrivarci, ma anche nel “cosa” cercare. Marte non parla facilmente: non ha vulcani attivi, né placche che si muovono come sulla Terra. E così, sotto quella crosta rossa e silenziosa, poteva esserci di tutto… o niente. Ma una cosa era chiara: se volevamo capire davvero qualcosa sul suo passato, bisognava ascoltarlo, non guardarlo.
Negli anni, molti scienziati hanno descritto Marte come una specie di bolla temporale geologica, un pianeta che, per colpa (o merito) della sua immobilità interna, avrebbe potuto conservare pezzi del suo passato primordiale. Però dai, era un po’ una teoria. Mancava la prova, il segnale, la voce che confermasse quel sospetto. E per molto tempo non è arrivato nulla. O meglio, non ce ne eravamo accorti.
Finché… ecco, qualcosa ha cominciato a muoversi. Debole, sommerso nel rumore, ma reale. Una serie di dati lasciati in eredità da un piccolo lander marziano ha cominciato a raccontare una storia. E lì, tra cifre, onde e deviazioni strane, gli scienziati hanno iniziato a vedere qualcosa. Un indizio. Un segno. Forse molto di più.
Profondità che nascondono sorprese
Durante la sua missione, finita nel 2022, InSight – il lander della NASA – ha registrato più di 1300 “martemoti”, i terremoti marziani. Un dato già notevole di suo. Ma la parte più interessante è *come* queste onde si sono propagate: attraversando strati diversi, cambiavano comportamento, rallentavano, si deformavano. E queste alterazioni sono state il primo indizio.
All’inizio si pensava che fosse la crosta a interferire, ma qualcosa non tornava. Le simulazioni mostravano che le onde sismiche si comportavano in modo strano solo a certe profondità. Come se, lì sotto, ci fosse qualcosa di diverso. Zone isolate, composte da materiali anomali rispetto al resto del mantello. Piccole, ma chiaramente riconoscibili. E la domanda inevitabile è stata: come ci sono finiti lì?

Una storia antica
La risposta è arrivata scavando – non fisicamente, ovviamente, ma nei dati e nella storia. Secondo uno studio pubblicato su Science, riportato da Focus.it, quegli strani materiali sono i resti di impatti giganteschi, avvenuti circa 4,5 miliardi di anni fa. Quando il sistema solare era ancora giovane, enormi asteroidi e protopianeti hanno colpito Marte con una violenza tale da generare oceani di magma e trascinare frammenti di crosta e mantello giù, fino in profondità. Una vera e propria vitalità marziana.
Questi pezzi di roccia, che arrivano anche a 4 km di diametro, sono ancora lì. Rilevati grazie all’incredibile sensibilità del sismometro di InSight – il primo mai posizionato sul pianeta rosso – che ha permesso di ricostruire una sorta di mappa interna. Il ricercatore Constantinos Charalambous ha descritto il tutto come se si trattasse di vetro andato in frantumi: grandi blocchi e milioni di schegge più piccole. E la cosa pazzesca è che, a causa dell’assenza di tettonica a placche, Marte non ha mai rimescolato il suo interno. Quelle cicatrici sono ancora lì, perfettamente leggibili. Come se il tempo, in qualche modo, si fosse fermato.
