Storia del programma Soyuz e il danneggiamento della rampa nel 2025
Dalla nascita del leggendario veicolo spaziale russo alle ultime sfide del 2025, un viaggio tecnico e storico nel programma Soyuz e nell’incidente che ha messo in pausa i lanci con equipaggio.
Il programma Soyuz nasce come evoluzione diretta del missile balistico intercontinentale R-7, inizialmente concepito per scopi militari ma rapidamente adattato a uso spaziale. Questo adattamento fu determinato dalla notevole affidabilità del R-7, che si dimostrò ben presto un candidato ideale per trasformarsi in vettore orbitale.
A partire dagli anni Sessanta, l’Unione Sovietica avviò un’intensa fase di sviluppo del veicolo Soyuz, concepito per missioni con equipaggio e destinato a diventare il fulcro delle attività spaziali sovietiche. Il design modulare e la configurazione a tre stadi del razzo ne fecero un sistema altamente versatile, capace di rispondere a molteplici esigenze, dalle missioni scientifiche a quelle orbitali, fino al trasporto umano.
Il sito di lancio noto come Baikonur, in Kazakistan, ospitava le infrastrutture fondamentali per i primi test del R-7A e successivamente per i lanci del nuovo sistema Soyuz. La piattaforma Site 31/6 (inizialmente adibita a test missilistici) venne rapidamente riconvertita per operazioni spaziali, affiancando la celebre rampa Gagarin’s Start.
Le prime missioni: affidabilità e modularità
Durante il periodo sovietico, il veicolo Soyuz fu impiegato in numerose missioni di test e voli abitati. Le prime generazioni, nonostante alcuni incidenti iniziali, stabilirono i principi operativi che ancora oggi regolano la progettazione dei moduli spaziali moderni: semplicità strutturale, elevata ridondanza dei sistemi e capacità di rientro sicuro in atmosfera.
La capsula Soyuz adottava una struttura tripartita, con un modulo orbitale, una cabina di rientro e un modulo di servizio. Questa configurazione si è mantenuta nel tempo con adeguamenti mirati a migliorarne le prestazioni, mantenendo però l’architettura di base praticamente inalterata. La scelta si è rivelata vincente per la sua adattabilità a missioni di lunga durata e condizioni orbitali complesse.
Transizione post-sovietica e continuità operativa
Con il crollo dell’Unione Sovietica, la Federazione Russa ereditò le infrastrutture del programma Soyuz e ne garantì la continuità. Nonostante le difficoltà economiche e politiche degli anni Novanta, la Soyuz continuò a essere operativa, rappresentando uno dei pochi vettori affidabili per il trasporto umano verso lo spazio.
Il ruolo della Soyuz si consolidò con l’inizio dell’era della Stazione Spaziale Internazionale. La navetta divenne il veicolo standard per il trasporto di astronauti verso la ISS, soprattutto nei periodi in cui lo Shuttle americano era inattivo o ritirato dal servizio. Tra il 2011 e il 2020, fu di fatto l’unico sistema al mondo in grado di garantire un accesso regolare e sicuro alla stazione orbitante.
L’evoluzione dei modelli: Soyuz-TM, TMA, TMA-M e MS
Nel corso dei decenni, il veicolo Soyuz è stato oggetto di aggiornamenti successivi. Dopo la prima generazione, la serie Soyuz-TM introdusse miglioramenti nei sistemi di comunicazione, nel controllo termico e nella manovrabilità. Successivamente, con la serie TMA si intervenne sull’ergonomia interna per accogliere astronauti di corporatura più variabile, un’esigenza crescente con l’aumento della partecipazione internazionale alle missioni congiunte.
La serie TMA-M ottimizzò i sistemi digitali e ridusse la massa complessiva, preparando il terreno alla versione Soyuz-MS, oggi in uso. Quest’ultima rappresenta l’evoluzione più moderna, con sistemi di guida completamente digitali, capacità di docking automatizzato e miglioramenti nei pannelli solari.
Il ruolo del cosmodromo di Baikonur e della rampa Site 31/6
Il cosmodromo di Baikonur ha avuto, fin dall’inizio, un ruolo centrale nelle missioni Soyuz. La piattaforma più nota è sicuramente la rampa di Gagarin, dalla quale partì il primo volo umano nello spazio nel 1961. Tuttavia, è stata la rampa Site 31/6 a garantire la continuità nei decenni più recenti.
Dopo la disattivazione della storica Gagarin’s Start nel 2019, a causa della necessità di ammodernamenti strutturali, la Site 31/6 è diventata l’unica infrastruttura disponibile per i lanci con equipaggio. Da quella piattaforma sono decollati tutti i veicoli Soyuz diretti alla ISS nell’ultimo quinquennio.
La rampa è composta da una complessa architettura di piattaforme mobili, bracci di supporto, sistemi di rifornimento e dispositivi di evacuazione d’emergenza, progettati per garantire operazioni sicure in ogni fase del conto alla rovescia. La piattaforma mobile di servizio, in particolare, è fondamentale per l’accesso alla parte inferiore del razzo durante le ultime ore pre-lancio.
Soyuz MS-28 (2025), una missione riuscita
Il 27 novembre 2025, il razzo Soyuz-2.1a ha lanciato con successo la missione Soyuz MS-28 dal Site 31/6. A bordo si trovavano due cosmonauti russi e un astronauta statunitense. Il profilo di missione prevedeva un rendez-vous accelerato con la Stazione Spaziale Internazionale e il modulo è riuscito ad attraccare regolarmente alla ISS in meno di sei ore dal decollo.
L’evento è stato salutato come un ulteriore successo della lunga tradizione operativa della Soyuz, consolidando il veicolo come un elemento chiave per la logistica spaziale internazionale.
Tuttavia, nelle ore successive emersero informazioni che avrebbero cambiato radicalmente il quadro.
Il danneggiamento della rampa: un evento senza precedenti
Poco dopo il lancio, i sistemi di monitoraggio rilevarono un’anomalia nella struttura della rampa. Una delle piattaforme mobili di servizio non era rientrata correttamente nel suo alloggiamento e, complice la pressione generata dai gas di scarico del razzo, si è staccata precipitando nella trincea di deflusso sotto al razzo.
Il danno riportato ha riguardato elementi strutturali chiave, compromettendo l’integrità della piattaforma. Le immagini satellitari e le ispezioni successive hanno confermato la gravità dell’incidente: deformazioni, crepe nei binari, e sezioni interamente collassate nella fossa dei gas.
Questo evento ha messo fuori uso l’unica rampa russa attualmente certificata per voli umani. La criticità è tanto più evidente considerando che la Gagarin’s Start è ancora in fase di ristrutturazione e che il cosmodromo di Vostochny non è ancora omologato per missioni con equipaggio.
Ripercussioni per il programma spaziale russo
Il danneggiamento della rampa pone la Russia in una situazione inedita: per la prima volta dal 1967 non dispone temporaneamente di una rampa operativa per il lancio di missioni abitate. L’intero programma Soyuz è quindi sospeso fino a quando i lavori di ripristino non saranno completati.
Le conseguenze sono molteplici: non solo è interrotto l’accesso autonomo allo spazio per i cosmonauti russi, ma anche la partecipazione logistica alla gestione della ISS subisce un rallentamento. Le rotazioni dell’equipaggio dovranno essere coperte da altri partner internazionali, e alcune missioni di rifornimento programmate con veicoli Progress potrebbero essere rinviate.
Prospettive di riparazione e alternative future
Le prime analisi tecniche indicano che i lavori di ripristino potrebbero richiedere diversi mesi. Le componenti danneggiate non sono di semplice sostituzione, in quanto si tratta di elementi meccanici integrati nella struttura originaria degli anni Sessanta, aggiornati ma non facilmente replicabili.
Nel frattempo, si valutano possibili alternative. Tra queste, l’accelerazione dei lavori sulla rampa Gagarin, la certificazione emergenziale di una seconda piattaforma al cosmodromo di Vostochny o addirittura il ricorso a lanci da territori esterni sotto cooperazione internazionale.
Un programma leggendario, una nuova sfida
Il programma Soyuz è stato per oltre mezzo secolo il simbolo della continuità tecnologica russa nello spazio. Nato in piena Guerra Fredda, evolutosi nei decenni della cooperazione, ha permesso a generazioni di astronauti di viaggiare in orbita con sicurezza e regolarità.
La missione Soyuz MS-28 ha confermato, ancora una volta, l’eccellenza del veicolo, ma ha anche evidenziato una fragilità cruciale: quella delle infrastrutture a supporto. Il danneggiamento della rampa Site 31/6 nel 2025 rappresenta una discontinuità storica e un campanello d’allarme per il futuro del volo umano russo.
Nel corso dei prossimi mesi sarà fondamentale osservare come la Russia reagirà a questa crisi. Ripristinare la rampa, accelerare l’ammodernamento delle alternative e garantire una continuità operativa diventeranno obiettivi strategici non solo per Roscosmos, ma per l’intera architettura spaziale internazionale.
Aggiornamento a dicembre 2025: la rampa Site 31/6 è ancora in fase di analisi strutturale, in attesa dell’avvio dei lavori di riparazione. Il programma Soyuz è momentaneamente sospeso per i voli con equipaggio.

