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La NASA ha scoperto gli antenati dei crostacei | Servono alle missioni spaziali: grazie ad essi si eviterà qualsiasi contaminazione

Missione ambiziosa (NASA Science foto)

Missione ambiziosa (NASA Science foto) - www.aerospacecue.it

Incredibili creature preistoriche aiutano la NASA a proteggere le missioni spaziali senza contaminazioni, ecco come. 

Quando si parla di scoperte scientifiche, la mente vola subito a robot futuristici o a telescopi in grado di scrutare galassie lontanissime. Però c’è una verità curiosa che spesso dimentichiamo: certe forme di vita antichissime sono ancora qui, in mezzo a noi, e possono essere più utili di quanto immaginiamo. A volte sono proprio loro a dare una mano nei progetti più avveniristici.

Resistere è la parola giusta. Alcuni organismi, nonostante estinzioni, glaciazioni e chissà cos’altro, sono sopravvissuti quasi inalterati nel corso dei millenni. E oggi, mentre costruiamo razzi e sogniamo Marte, ci ritroviamo a fare affidamento su queste creature fuori dal tempo che hanno molto da insegnarci (e non solo a livello teorico).

Se pensate che nelle basi spaziali tutto sia sintetico e perfettamente controllato, beh, ripensateci. In certi luoghi, la natura convive con la tecnologia e ne diventa parte fondamentale. Non è un caso che monitorare l’ambiente sia diventato cruciale anche nei centri dove si preparano missioni verso lo spazio profondo. Perché? Perché senza equilibrio naturale, anche le imprese più futuristiche possono rischiare grosso.

Ed è proprio qui che entra in gioco una specie che sembra uscita da un racconto di fantascienza… e invece è più reale che mai. Ma come può un fossile vivente contribuire alle esplorazioni spaziali? La risposta, ve lo anticipo, è tutt’altro che ovvia.

Il legame tra fossili viventi e sicurezza spaziale

Parliamo dei limuli, o se vogliamo essere precisi del Limulus polyphemus. Un animale antico di circa 450 milioni di anni (sì, avete letto bene), capace di resistere a cambiamenti che hanno spazzato via intere specie. Al Kennedy Space Center della NASA, questi antichi abitanti delle coste svolgono una funzione importantissima: osservare il loro comportamento aiuta a capire se gli ecosistemi attorno ai siti di lancio sono in buona salute.

Mantenere sano l’ambiente non è solo una questione di rispetto per la natura, ma è strettamente collegato alla sicurezza operativa. Un habitat compromesso può mettere a rischio sia la tecnologia sia le strutture delicate che rendono possibili le missioni spaziali. E i limuli sono una specie di “campanello d’allarme” naturale: se stanno bene loro, l’ambiente sta bene. Se spariscono o si comportano in modo strano… allora c’è da preoccuparsi. E non è finita qui.

Le particolari creature (NASA foto)
Le particolari creature (NASA foto) – www.aerospacecue.it

Strategie di conservazione al Kennedy Space Center

Come riporta anche Libero Tecnologia, il loro sangue blu — sì, è davvero blu — contiene una sostanza incredibile, il Limulus Amebocyte Lysate, che serve a individuare la presenza di contaminazioni batteriche nei farmaci e nei dispositivi medici. Un requisito fondamentale quando si viaggia nello spazio, dove la minima contaminazione può essere un problema serio (anzi, letale). Ovviamente, la NASA non si limita a “sfruttare” i limuli. Al contrario, ha messo in piedi una serie di progetti di conservazione per proteggerli.

Ad esempio si riparano le spiagge danneggiate dalle tempeste, oppure si limitano le attività umane nelle aree dove questi animali vanno a deporre le uova. Tutto questo serve a garantire che la loro popolazione resti stabile. Attraverso monitoraggi costanti e lo studio dei loro comportamenti riproduttivi, gli scienziati cercano di mantenere il giusto equilibrio tra innovazione tecnologica e salvaguardia della natura. Così facendo, i limuli — questi testimoni silenziosi di ere remote — continuano a giocare un ruolo essenziale anche nell’avventura più ambiziosa di tutte: l’esplorazione dello spazio.