Hanno appena scoperto com’era l’Universo da neonato | Queste immagini mettono i brividi: nessuno si era spinto a tanto prima d’ora

Big Bang ed espansione dell'Universo (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Uno sguardo mai visto prima sull’universo appena nato, tra stupore e scoperte da pelle d’oca: spettacolo epocale.
Da sempre guardiamo il cielo con un misto di stupore e curiosità. Le stelle ci sembrano eterne, immobili, ma dietro a quella calma apparente si nasconde una storia lunga e complicata. Una storia che – diciamolo – conosciamo solo in parte. Sappiamo tanto, è vero, ma su com’è cominciato tutto… beh, lì le cose si fanno ancora parecchio sfocate. O meglio, lo erano fino a poco tempo fa.
Negli ultimi anni la scienza ha fatto passi da gigante per cercare di rispondere a domande che, a dire il vero, l’uomo si pone da sempre: da dove veniamo? Com’era il mondo – anzi, l’universo – prima di noi? Per arrivare a certe risposte servono però strumenti pazzeschi, collaborazione tra ricercatori sparsi per il globo e, soprattutto, un pizzico di fortuna. Quando si tratta di tuffarsi nel passato remoto del cosmo, ogni dettaglio può fare la differenza.
Quella che i cosmologi chiamano “infanzia dell’universo” è un periodo affascinante ma sfuggente. È come cercare di ricostruire il volto di un neonato da una vecchissima foto sbiadita. Eppure, negli anni, grazie a nuovi telescopi, sonde e mappe sempre più dettagliate, siamo riusciti a intravedere qualcosa. Ma mai con la chiarezza e la profondità di oggi.
Per arrivare a vedere quei primi momenti, bisogna captare segnali talmente antichi che hanno impiegato oltre 13 miliardi di anni per raggiungerci. È roba che viaggia nello spazio da quando l’universo aveva… cos’era? Neanche 400.000 anni. Un battito di ciglia cosmico. E ora, finalmente, quei segnali ci parlano. O meglio, ci mostrano.
Quando la tecnologia punta dritto al passato
Nel bel mezzo del deserto di Atacama, in Cile, c’è un telescopio che sembra uscito da un film di fantascienza. Si chiama Atacama Cosmology Telescope, o ACT per gli amici, ed è piazzato a oltre 5000 metri di quota. Lì sopra, lontano da luci e interferenze, ha appena fatto qualcosa di straordinario: ha catturato immagini della radiazione cosmica di fondo (CMB) con una definizione mai raggiunta prima. Una specie di fotografia dell’universo… quando era ancora un bebè.
Parliamo di una luce primordiale che si è liberata per la prima volta quando l’universo è diventato “trasparente”, dopo una lunga fase in cui era opaco e incandescente. Questa luce, misurata in termini sia di intensità sia di polarizzazione (e qui il dettaglio è fondamentale), racconta come si muoveva la materia all’epoca. Non solo dov’era, ma anche che traiettoria stava prendendo. Una differenza enorme rispetto a quanto si poteva vedere prima, come ha spiegato Suzanne Staggs, fisica e direttrice del progetto: prima vedevamo in bianco e nero, ora anche in movimento.
Ecco cosa mostrano davvero queste immagini
Come riporta RivistaNatura, i ricercatori coinvolti in questa scoperta, tra cui gli italiani Elia Battistelli (Sapienza di Roma) e Federico Nati (Università di Milano-Bicocca), hanno osservato qualcosa di mai visto: le prime nubi di idrogeno ed elio, quelle che poi daranno vita alle primissime stelle e galassie. Un vero e proprio sguardo sull’alba del tempo, catturato in una serie di immagini ad altissima fedeltà. Non è solo una questione estetica – anche se, diciamolo, sono mozzafiato – ma di informazioni. Quelle immagini confermano il modello cosmologico standard con una precisione mai vista prima.
In sostanza, stiamo osservando il momento in cui la luce ha iniziato a liberarsi nel cosmo. Una fuga luminosa da un universo ancora giovane e caotico. Una scena che fino a ieri era solo immaginata, ora è davanti ai nostri occhi. Quello che fino a poco fa era solo teoria, adesso prende forma concreta, pixel dopo pixel.