Dopo lunghi anni di osservazioni son bastati dieci minuti per capirlo definitivamente | Qui c’è una quantità di acqua assurda

Acqua su un Pianeta (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Uno dei dubbi persistenti per l’intera comunità astronomica è stato finalmente risolto. Un passo avanti determinante
L’acqua rappresenta una sostanza determinante per la generazione e il sostenimento della vita, relativamente ad ogni differente classe di esseri viventi.
Questo perché risulta in grado di sciogliere sostanze chimiche, intervenendo in reazioni fondamentali per la vita, come la respirazione cellulare o, nelle piante, la fotosintesi clorofilliana.
Possiede, inoltre, un potere riscaldante, grazie al suo calore specifico molto elevato. Ciò significa che è in grado di stabilizzare la temperatura, rendendosi indispensabile in presenza di ostili climi planetari.
Il ruolo imprescindibile dell’acqua è tale anche per via della sua capacità di costituire legami chimici forti e stabili, trasformando le sostanze assunte dal corpo umano in energia.
Una scoperta sensazionale
Un team di ricerca internazionale guidato da professionisti provenienti dall’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) è riuscito in quella che è stata definita una reale impresa: determinare la massa e la densità del Pianeta Kepler-10c, in modo estremamente preciso, operando mediante circa 300 differenti misure di velocità radiale, il cui raccoglimento è stato possibile grazie all’impiego dello spettrografo Harps-N, installato sul TNG, il Telescopio Nazionale Galileo, localizzato sulle Isole Canarie. I risultati sono successivamente stati pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophyisics. Ad esser stato preso in considerazione, come detto è Kepler-10, sistema esoplanetario che si compone della super-terra Kepler-10b e del pianeta classificato come sub-Nettuno – presentante perciò una massa e un raggio inferiori rispetto a Nettuno – Kepler-10c.
L’acquisizione dei dati, possibile grazie a Harps-N, ha garantito l’elaborazione degli stessi utilizzando un metodo totalmente innovativo, che si fonda sulla correzione per effetti strumentali e variazioni dell’attività magnetica della stella madre. In questo modo si è riusciti a comprendere la natura e il materiale di formazione di Kepler-10c, sul quale era da sempre aleggiato un persistente dubbio, ormai probabilmente sciolto; Kepler-10c potrebbe essere classificato come un “water world“, grazie alla presenza di massa in acqua allo stato solido, ma, si ipotizza, anche liquido, seppur in percentuale realmente infima. La formazione del sub-Nettuno sarebbe avvenuta a circa due o tre unità astronomiche dalla sua stella, come descrivono gli esperti.
L’esistenza di mondi “invisibili”
Le ultime rilevazioni condotte hanno addirittura portato alla scoperta dell’esistenza, già precedentemente ipotizzata, di un terzo pianeta, sino ad ora risultato non visibile a causa di un’anomalia nell’orbita di Kepler-10c. Non soltanto, perché è stato anche possibile individuarne in modo preciso come mai prima d’ora il suo periodo orbitale, articolato per 151 giorni. A svelare ulteriori particolari in merito è stato Luca Borsato dell’INAF di Padova, che ha spiegato: “L’analisi delle velocità radiali e delle variazioni dei tempi di transito, dapprima singolarmente e poi in combinazione tra loro, ha dato dei risultati in ottimo accordo sui parametri del terzo pianeta; abbiamo così corretto precedenti stime inaccurate delle sue proprietà“.
Ha poi proseguito l’esperto presso l’INAF di Torino, Aldo Bonomo: “L’esistenza dei water world è stata prevista teoricamente dai modelli di formazione e migrazione planetarie, ma non ne abbiamo ancora una conferma certa”. Gli approfondimenti condotti sembrerebbero aver scovato la presenza di circa quindici pianeti presentanti una composizione analoga rispetto a quella prevista dai modelli impiegati. Un eventuale impiego del Telescopio Spaziale James Webb potrebbe comprovare definitivamente l’esistenza dei water world, secondo quanto riportato da Media INAF.