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Gli scienziati non hanno più dubbi | Hanno scoperto l’anello mancante: trovato il Pianeta “Ultimo”

Pianeta misterioso

Un pianeta misterioso (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Il lavoro degli astronomi prosegue incessante. Quello che potrebbero aver scoperto ha davvero dell’incredibile

La storia dell’astronomia, sino a giungere agli enormi progressi effettuati nel corso dell’epoca contemporanea, si lega indissolubilmente alle differenti scoperte che hanno riguardato il Sistema Solare e il cosmo intero.

Ogni nuovo pianeta individuato nel corso dei secoli, ha inevitabilmente comportato un decisivo balzo in avanti verso una comprensione totale dell’ambito cosmico, che ha poi permesso di implementare le tecniche a vantaggio degli studiosi.

E pensare che l’interesse delle civiltà terrestri verso i misteri cosmici proseguono sin dall‘epoca dei Babilonesi, che negli scritti giunti fino ai nostri giorni citano quelle che vengono definite “cinque stelle erranti“.

Presumibile riferimento a Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, che al tempo venivano visti come opera divina, risultando comunque di fondamentale importanza per la redazione di calendari e non soltanto.

Un rilevamento con pochi eguali nella storia

Già nel corso del 2016 due astronomi del Caltech avevano ipotizzato, grazie a prove documentate a sostegno di tali tesi, l’esistenza di ben sei oggetti oltre l’orbita di Nettuno, che apparivano come fossero radunati o raggruppati da un’attrazione gravitazionale estremamente significativa, come a suggerire la presenza di un pianeta nascosto. Ed è proprio questa l’opzione maggiormente ricalcata dagli scienziati, che indirizzano la risposta al mistero, ancora oggi non del tutto chiarito, proprio verso l’esistenza di un corpo sino ad ora nascosto, in grado di spiegare numerosi enigmi cosmici, capaci di attanagliare anche le menti dei più esperti.

L’uomo nel corso della storia è stato capace di venire a conoscenza dell’esistenza di migliaia di corpi, al principio nascosti, tra i quali anche svariati esopianeti, ma è proprio la ricerca di simili oggetti all’interno del nostro Sistema Solare a rivelarsi particolarmente ostica. Se, infatti, la ricerca degli esopianeti – ossia pianeti che compiono la propria orbita attorno ad altre stelle, non corrispondenti al Sole – risulta essere non estremamente ardua, perché in molti casi risulta sufficiente osservare l’effetto che l’influenza gravitazionale del pianeta esercita sulla propria stella madre, nel nostro Sistema ciò diventa nettamente più complesso.

Pianeta Nove
L’ipotetico Pianeta Nove (Pixabay foto) – www.aerospacecue.it

Indizi preliminari a sostegno della tesi?

Precedenti rilevamenti, come ad esempio nell’ambito della scoperta di pianeti quali Giove e Saturno, rivelatisi sufficientemente grandi e prossimi al Sole e per questo in grado di riflettere la luce solare, sono avvenuti proprio mentre i due compivano la propria orbita attorno alla stella madre. O ancora Nettuno, che nonostante presentasse una distanza nettamente più elevata è stato individuato grazie all’effetto gravitazionale prodotto dal Pianeta su Urano. L’ipotesi dell’esistenza del Pianeta Nove, come è stato battezzato, collocherebbe il corpo a circa 500-700 unità astronomiche dal Sole, di molto oltre, dunque, rispetto all’orbita di Nettuno. Un recente articolo, tuttavia, spiega come gli scienziati si siano messi a lavoro per cercare ulteriori prove a testimonianza della potenziale esistenza del Pianeta, attraverso l’approfondimento dei dati raccolti da precedenti rilevamenti a infrarossi.

Pensate, infatti, che già a partire dal 1983 il satellite IRAS venne impiegato dalla comunità scientifica per effettuare una precisa mappatura del cielo in infrarosso, venendo seguito dal satellite giapponese AKARI 23 anni più tardi. Da qui la possibilità di comparare le due differenti masse, che ha condotto a scoprire, tra i 13 differenti candidati, la presenza di una sorgente immortalata precedentemente da IRAS, che non appare nel punto esattamente corrispondente di AKARI, suggerendo un’ipotesi di spostamento. Ma gli scienziati fanno subito chiarezza; ci sarà bisogno di ulteriori indagini, considerando che i dati non risultano essere sufficienti per prevedere l’orbita di un oggetto. A riportarlo è un articolo di IFLScience.