Stupefacenti alla guida, Salvini l’ha presa proprio a male | La sentenza gela tutti: al Posto di blocco non possono farci nulla

Posto di blocco (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Stupefacenti alla guida, Salvini reagisce furioso dopo la sentenza che spiazza le forze dell’ordine: al posto di blocco non possono intervenire.
Ci sono argomenti che dividono l’opinione pubblica più di altri, e tra questi, la sicurezza stradale occupa sicuramente un posto in prima fila. In gioco c’è la vita delle persone, e ogni decisione presa sul Codice della strada accende immediatamente il dibattito. Se poi si parla di droghe e guida, la polemica è assicurata.
Negli ultimi anni, la stretta su chi si mette al volante dopo aver assunto sostanze è diventata una vera e propria priorità. Alcuni la considerano una necessità, altri un’esagerazione. Eppure, i numeri parlano chiaro: gli incidenti causati da stati di alterazione continuano a rappresentare una parte rilevante degli episodi più gravi su strada.
Tuttavia, distinguere tra chi è ancora sotto effetto di una sostanza e chi l’ha semplicemente assunta “tempo fa” non è così semplice. Qui entra in gioco un terreno delicato, dove si incrociano medicina, diritto e buon senso. Come si fa a stabilire il momento esatto dell’assunzione? E gli effetti sono sempre uguali per tutti?
In questo contesto si inseriscono gli imprevisti giuridici, come una sentenza o una circolare che cambia tutto, anche per le forze dell’ordine. Ed è proprio in questi casi che si crea confusione, perché mentre da un lato si cerca di tutelare la sicurezza, dall’altro si rischia di entrare in una zona grigia difficile da interpretare.
Cosa dice la nuova circolare
Una recente circolare dei ministeri dell’Interno e della Salute ha chiarito un punto fondamentale: per sanzionare chi guida dopo aver assunto stupefacenti, serve provare che l’assunzione sia avvenuta in un tempo vicino alla guida. In altre parole, non basta risultare positivi a un test se non si è più sotto l’effetto della sostanza. Serve una correlazione tra l’assunzione e l’effettiva alterazione al momento della guida.
Questo ha generato non poche polemiche. Alcuni parlano di una “scappatoia legale”, altri di una necessaria tutela per chi assume farmaci prescritti. Il ministro Matteo Salvini ha commentato con tono deciso, ribadendo che “assumere droga non è come prendere medicinali”, e sottolineando l’importanza di distinguere nettamente tra uso terapeutico e abuso di sostanze illecite.
Il caso che ha acceso la discussione
Tutto è partito da un caso affrontato dal Tribunale di Pordenone, che ha sollevato dubbi sulla legittimità della norma. Una donna, coinvolta in un incidente a dicembre, è risultata positiva agli oppiacei. Lei ha dichiarato di aver preso ansiolitici e un farmaco contenente codeina nei giorni precedenti. Nessun effetto evidente al momento dell’incidente, ma il test ha dato esito positivo. Da qui, la richiesta alla Consulta di valutare se sia giusto punire solo sulla base della presenza della sostanza.
Il nuovo Codice della strada, entrato in vigore da poco, sembrava introdurre una linea dura, ma la circolare ministeriale ha ricalibrato l’approccio. A oggi, per multare o sospendere la patente, serve dimostrare che la droga stesse ancora influenzando la guida. Questo lascia le forze dell’ordine in difficoltà: ai posti di blocco, a volte, non possono fare nulla. E la polemica, ovviamente, è appena cominciata.