Scienziati al settimo cielo | Scommessa vinta: finalmente hanno trovato la vita su questo pianeta

Una sorprendente scoperta (Canva-INAF foto) - www.aerospacecue.it
L’ennesimo significativo passo condotto dalla comunità scientifica. Questo Pianeta ha dei connotati estremamente curiosi
Un pianeta, per poter essere considerato abitabile, deve presentare determinate condizioni che permetterebbero la nascita, lo sviluppo e la sopravvivenza di esseri viventi sulla sua superficie.
La distanza tra la stella madre e il pianeta in questione, ad esempio, è uno dei fattori prevalentemente attenzionati. Infatti, la temperatura del corpo è determinante ai fini della presenza di acqua liquida.
La scoperta di acqua liquida sulla superficie di un pianeta è, infatti, il requisito che probabilmente più di ogni altro può suggerire alla comunità la possibilità di sviluppo di forme di vita sullo stesso.
Ma di importanza determinante risultano essere anche l’atmosfera, che deve essere in grado di proteggere gli occupanti dalle radiazioni solari, oltre al campo magnetico, che ha il compito di deviare le particelle cariche emanate dal vento solare.
La possibilità di vita
Un team di studiosi ha individuato una potenziale firma biologica all’interno dell’atmosfera di K2-18b, esopianeta distante circa 120 anni luce dalla nostra Terra. Su questo corpo dovrebbe essere presente un particolare composto chimico, prodotto esclusivamente da organismi viventi, che suggerirebbe la presenza degli stessi sull’esopianeta, comparando il fenomeno analogamente a quanto avviene sulla Terra. I risultati di questa indagine sono stati pubblicati sottoforma di studio su Astrophysical Journal Letters; all’interno viene evidenziato il rilevamento di DMS, ossia dimetilsolfuro, presente proprio nell’atmosfera di questo Pianeta, così come sulla Terra, dove la sua generazione viene attribuita alla presenza di organismi biologici, tra i quali alghe marine, contribuendo, tra l’altro, a fonrire al mare il suo caratteristico odore intenso.
Il principale autore dello studio, l’astronomo presso l’Università di Cambridge, Nikku Madhusudhan, ha tuttavia sottolineato come il comportamento più opportuno da mantenere sarebbe quello di utilizzare i proverbiali “piedi di piombo”: “Non è interesse di nessuno affermare in maniera prematura d’aver trovato vita”.
La scoperta dell’esopianeta
L’ipotesi maggiormente papabile indicata dagli astronomi inquadrerebbe la presenza di un esopianeta dominato da un oceano caldo, addirittura potenzialmente abitabile, in virtù dell’osservazione delle ipotetiche biofirme su un pianeta sito nella zona abitabile. K2-18b, a dirla tutta, fu scoperto nel 2015 grazie all’impiego dei dati raccolti dal Telescopio Spaziale Kepler, che ha permesso la classificazione del corpo come sub-Nettuniano, per via della sua dimensione, inferiore rispetto a Nettuno, ma di gran lunga superiore se comparato alla Terra, considerando anche l’assenza di un Sistema Solare nelle sue vicinanze.
Per questo, il principale autore dello studio e il suo team avevano addirittura pensato di proporre l’introduzione di una nuova categoria, che fosse destinata unicamente a raccogliere questi peculiari mondi, con il nome di “Hycean” (unione tra le parole “hydrogen” e “ocean“). Una denominazione di certo non casuale, data l’ipotesi, secondo gli studi condotti sul loro modello, che gli stessi siano ricoperti da oceani d’acqua liquida e circondati da atmosfere ricche di metano, composti del carbonio, ma soprattutto idrogeno.